Coronavirus mette a rischio un milione di lavoratori: allarme per piccole e medie imprese
di Cristina D'Armi | 04 Novembre 2020 @ 06:18 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Fino a un milione di posti di lavoro a rischio. E’ solo un ipotesi ma la più probabile in conseguenza delle misure di sicurezza messe in campo per fronteggiare la diffusione della pandemia da Covid-19 cui le imprese, piccole, medie e grandi dovranno adeguarsi. Sono diverse le criticità che le aziende hanno dovuto affrontare durante il lockdown e che tuttora sono costrette ad adottare per evitare un fermo totale.
Tra Aprile e Giugno, secondo uno studio Adapt (Association for International and Comparative Studies in Labour and Industrial Relations) sono spariti 219 mila a lavoratori tempo determinato ecco perché è stato necessario un blocco dei licenziamenti, è sempre preferibile un contratto a termine piuttosto che la disoccupazione. Per l’Employment Economic Outlook 2020 dell’Ocse, nei primi tre mesi dell’anno l’Italia aveva già perso circa 500 mila posti e se ne ipotizzano altrettanti in caso di scenario favorevole in cui le aziende potranno continuare a prestare servizio. Invece, ipotizzando una seconda quarantena forzata, i posti di lavoro a rischio potrebbero essere anche il doppio. Per Luca Bianchi, direttore della Svimez, (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) su una stima di un milione di posti di lavoro che si possono perdere nel 2020, circa 400 mila sono collocati in sud Italia ciò comporterebbe una fase di ripresa molto meno forte che nell’altra parte del Paese
Tali dati non tengono conto delle misure messe in atto dal governo, quale ad esempio il Recovery Fund, ma la situazione è comunque preoccupante.
A lanciare l’allarme è anche la Fondazione studi dei consulenti del lavoro nell’indagine Crisi, emergenza sanitaria e lavoro nelle Piccole medie imprese. Sebbene il 59% dei consulenti reputi che le aziende siano ad oggi attrezzate in materia di prevenzione con dispositivi di protezione, sanificazione ambienti, etc, queste non sarebbero comunque in grado a gestire nuove situazioni emergenziali.
Un’emergenza di grande portata confermata dall’osservatorio sul precariato dell’Inps: a fine luglio, i posti a termine erano 568mila e 800 in meno rispetto allo stesso mese del 2019. Male anche gli stagionali (-174mila) i somministrati (-168.177) e gli intermittenti o a chiamata (-99.387). Nel complesso, un saldo negativo di 780mila posti.
A fare ancora più paura è l’onda d’urto che arriverà nei prossimi mesi con l’impatto delle nuove restrizioni che si sommeranno agli effetti del precedente lockdown. Quello che dovrà essere affrontato, per concludere, sarà un percorso tutto in salita e che richiederà tempi lunghi per poter parlare di recupero.