Coronavirus, l’esperto: effetti negativi sul sonno ma meno del terremoto

di Marco Signori | 29 Marzo 2020 @ 08:16 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – “Dopo il terremoto rilevammo come la popolazione aquilana dormisse peggio, di meno e in alcuni casi con l’utilizzo di farmaci. Stavolta potrebbero esserci reazioni diverse, con persone che hanno reagito male e altre che, magari proprio perché confinate a casa, si sentono più rilassate e hanno trovato un equilibrio migliore”.

L’indagine dell’Università dell’Aquila sulle abitudini di sonno degli Italiani in questo particolare periodo storico caratterizzato dalla diffusione dell’epidemia di Covid-19 è solo all’inizio, ma il professor Michele Ferrara, ordinario di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica al Discab (Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente), grazie alla lunga esperienza nello studio del sonno azzarda già un paragone tra i due catastrofici eventi.

L’Ateneo, con il laboratorio di Psicofisiologia del sonno e Neuroscienze cognitive, è stato il primo in Italia ad avviare una ricerca del genere e in pochi giorni ha raccolto più di 6mila questionari da tutta Italia. Anche se “ne serviranno almeno diecimila per poter avere un dato significativo”.

Dopo il terremoto del 2009 “abbiamo lavorato sul sonno della popolazione aquilana, pubblicando uno studio che, grazie a dei dati raccolti prima del terremoto che ci permisero di fare un confronto, benché gli intervistati non fossero gli stessi, rilevò come la qualità del sonno era nettamente diminuita”.

“Per qualità del sonno”, chiarisce il professore, “attraverso questionari standardizzati usati in tutto il mondo, intendiamo riduzione della durata, tendenza a svegliarsi prima del solito, difficoltà ad addormentarsi, alleggerimento del sonno, che può essere più frammentato, leggero e discontinuo”.

Nei mesi successivi al 6 aprile, insomma, “la popolazione dormiva peggio, di meno e utilizzava farmaci per dormire. La mappa dei disturbi evidenziava che l’area colpita dal peggioramento era molto più ampia dell’area colpita dalla scossa sismica. Una seconda area geografica colpita dai disturbi del sonno era sulla parte costiera dell’Abruzzo, dove evidentemente si era risentito molto del terremoto anche a causa dello spostamento delle persone”.

Stavolta, invece, “sembra di vedere reazioni diverse, con persone che hanno reagito male anche dal punto di vista del sonno, altre che, paradossalmente, dormono meglio perché dormono di più e riescono a godere di più di questa fase ristorativa”.

Valutazione – precisa il prof – naturalmente non ancora confermata dai dati, che si avranno solo nei prossimi giorni: “Vediamo se riusciamo a distinguere le due categorie, vedremo se i dati ce lo confermano”.

Di certo, fa osservare Ferrara, “dopo il terremoto c’era uniformità di reazione, oggi mi aspetto che in alcune fasce di popolazione, per quanto possa sembrare paradossale, ci possa essere un miglioramento della qualità del sonno. Pensiamo ad esempio agli adolescenti, che per le loro caratteristiche connaturate all’età hanno la tendenza ad andare a dormire tardi e svegliarsi tardi: nella vita normale sono costretti ad avere altre abitudini da necessità che in questo momento non ci sono, come alzarsi presto per andare a scuola. Loro hanno un vantaggio, perché potrebbero recuperare del sonno che normalmente perdono”.

L’indagine è un’iniziativa autonoma del Laboratorio aquilano, avviata attraverso la diffusione del questionario in tutte le province italiane attraverso canali accademici ma anche informali, attraverso i social, da parte del prof. Ferrara e dei sei collaboratori che compongono l’equipe. Il questionario è composto da 6 pagine e si compila in 10-12 minuti.

Gli effetti del sonno saranno valutati in base ad alcune variabili come età, luogo di residenza e tipo di lavoro.

Per rispondere al questionario si può accedere al link https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdSF8IjWnsiQHeUNfGpwfJVnE3fjwXM5S6tmLGGh931LJ4ncQ/viewform.


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