Coronavirus e turismo, la guida aquilana “Anche fase 2 sarà un’incognita”
di Mariangela Speranza | 28 Aprile 2020 @ 07:30 | ATTUALITA'
L’AQUILA – “Il Coronavirus ci ha messo in ginocchio sin dall’inizio e non sarà di certo l’avvio della fase 2 ad aiutare il settore turistico a risollevarsi dalla pandemia”.
A parlare è Roberta Ianni, guida aquilana e responsabile del centro visite del Parco Gran Sasso e Monti della Laga situato nel borgo di Santo Stefano di Sessanio. Anche il suo lavoro è stato infatti duramente messo alla prova dall’emergenza sanitaria in atto, con la limitazione dei movimenti che ha provocato un crollo verticale in uno dei comparti più redditizi dell’economia italiana, stimato da Confturismo e Confindustria in 30 milioni di turisti italiani e stranieri fino a maggio.
Questo significa quasi 90 milioni di presenze in meno nelle strutture ricettive, oltre che di consumi nei ristoranti e nei pubblici esercizi, nello shopping, nei trasporti locali e nelle visite guidate. E ormai da settimane, tutti gli operatori stanno facendo i conti con una miriade di chiamate e messaggi che informano della cancellazione degli appuntamenti prenotati da mesi, con la possibilità di trovare una soluzione che continua a infrangersi, letteralmente a frantumarsi, contro le restrizioni dei decreti governativi.
L’ultimo firmato due giorni fa dal premier Giuseppe Conte, che prevede una serie di misure di allentamento, come la riapertura graduale dei musei e delle attività di ristorazione a partire dal 4 maggio, ma che di fatto rende l’Italia a tutti gli effetti ancora una “zona protetta”. E la difficoltà dei professionisti del settore, che già risentono di una dimensione di precarietà intrinseca legata alla connotazione stagionale del loro lavoro, all’Aquila è ulteriormente amplificata da elementi esogeni che esulano dal virus in sè, primo tra tutti il terremoto del 2009, rispetto a cui l’Abruzzo aveva appena iniziato a dare segnali di ripresa.
“Al momento non abbiamo alcuna possibilità di fare previsioni in merito, perché molto nel nostro lavoro dipende dalla psicologia delle persone e nessuno può sapere come la gente reagirà a lungo termine – dice la guida turistica a L’Aquila Blog -. Le persone avranno ancora voglia di muoversi? Saranno ancora disposte a rivolgersi a qualcuno per i loro viaggi? Avranno paura di uscire? Sono un po’ queste le domande che dovremmo porci, altrimenti a mio avviso sarà davvero difficile trovare una soluzione. Senza contare come, fino ad ora, nessuna istituzione abbia realmente preso in considerazione la nostra categoria. Certo, il decreto Cura Italia prevede indennità nei confronti dei professionisti del settore turistico, ma io per esempio non ho potuto usufruirne”.
La norma, infatti, riconosce indennità in favore sia delle autonome partite Iva che dei lavoratori dipendenti stagionali del turismo e degli stabilimenti termali che non siano titolari di pensione né di rapporto di lavoro dipendente, ma come spiega la stessa Roberta Ianni, “alcuni non hanno potuto beneficiarne, soprattutto per motivi di fatturazione legati al ruolo che rivestono nel proprio settore o alla specifica attività a cui si dedicano”.
“Ho anche sentito che il ministro Franceschini proprio in questi giorni si sta occupando di richiedere misure urgenti – aggiunge -, ma anche nel caso in cui fossero riconosciute, è da vedere poi quando e in che modalità saranno spalmate tra i diversi operatori. Per adesso continuiamo ad attendere, sperando che qualcosa possa cambiare, ma intanto tutto rimane bloccato. Nonostante la miriade di progetti messi in campo nelle ultime settimane per fronteggiare l’emergenza”.
Tra questi anche un bonus per incentivare il turismo quando l’emergenza Coronavirus sarà terminata, proposto da Paolo Setta, presidente di Valledeltirino.it e direttore delle attività turistiche del Gruppo Il Bosso e che la stessa Ianni si è occupata promuovere personalmente.
Ma il lavoro intanto è fermo e l’unica occupazione di molti degli operatori nelle ultime settimane è rappresentata esclusivamente dalla gestione delle disdette da parte dei molti turisti che avevano già prenotato la loro vacanza in Abruzzo.
“Le prime sono arrivate già all’inizio di marzo e da lì è stato tutto un rincorrersi di telefonate e messaggi – dice ancora Roberta Ianni -, tanto che mi era sembrato addirittura di rivivere il disastro del terremoto del 2009. Alla luce degli ultimi sviluppi, però, mi rendo conto che le cose sono cambiate e inizio anche a credere che, stavolta, che la situazione sia addirittura peggiore”.