Coronavirus e paura del contagio: l’esperto, “Pericolo di epidemie cognitive. Il sistema fornisca risposte univoche”

di Mariangela Speranza | 11 Marzo 2020 @ 07:30 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Risposte chiare e univoche che scongiurino il rischio di psicosi.
 
È questo, secondo lo psichiatra aquilano Vittorio Sconci, quello di cui le persone hanno più bisogno in questo momento di incertezze.
 
Un problema di salute genera infatti quasi sempre risvolti psicologici. Nel caso del Coronavirus si tratta poi di una minaccia di portata globale e quindi in molti scattano reazioni che vanno al di là del fisiologico timore e diventano angosce o panico vero e proprio, con il rischio che si sfoci in epidemie cognitive.
 
Così all’emergenza sanitaria se ne aggiunge una psicologica, che invece va contenuta e, se possibile, evitata.
 
“Ci troviamo a vivere una situazione particolare un po’ per tutti – spiega Sconci -. In casi come questi, la paura del peggio mette per forza di cose in atto delle difese e questa è una cosa rispetto a cui, anche noi esperti, possiamo poco. Il problema è la possibilità che nelle persone più deboli possa verificarsi una vera e propria moltiplicazione di questa paura che, soprattutto se alimentata dal continuo rincorrersi di notizie diverse e spesso contraddittorie, rischia di sfociare in ansia da contagio e depressione”.
 
Un problema che non coinvolgerebbe solo i singoli, soprattutto perché di questi tempi, le dinamiche psicologiche possono essere altrettanto contagiose e, per questo, andare a creare un clima ancor più negativo, con la possibilità di amplificare la percezione del rischio e sfociare in ansia eccessiva.
 
Ed è risaputo, l’ansia eccessiva non protegge, ma anzi favorisce comportamenti irrazionali e stress diffuso che, anche secondo lo stesso psichiatra aquilano, potrebbero permettere il verificarsi di “piccole forme fobiche che vanno monitorate e tenute costantemente sotto controllo”.
 
“Ognuno attua la proprie difese e ha le proprie reazioni – dice in tal senso -. I sistemi istituzionali e sanitari devono quindi essere in grado di far fronte all’emergenza proprio per evitare che si arrivi al peggio, astenendosi dalle comunicazioni contraddittorie e, invece, amplificando l’unitarietà dei messaggi volti a rassicurare le persone”.
 
“Soprattutto in un sistema culturale come quello italiano – aggiunge inoltre -, in cui è necessario che si torni ad avere profonda fiducia nelle istituzioni. In momenti difficili come questi è necessario che tutti si rendano conto che l’istituzione è una cosa seria, che non va sbeffeggiata come invece avviene spesso, in quanto è l’unica in grado di fornire risposte adeguate”.
 
 
 

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