Coronavirus e crisi dello spettacolo: gli operatori, “Necessarie maggiori tutele”

di Mariangela Speranza | 14 Maggio 2020 @ 07:40 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Niente assembramenti per evitare il contagio, con concerti sospesi, teatri vuoti, riflettori spenti. Cosa significa questo per i lavoratori dello spettacolo aquilani? A dare la risposta provano Michele Innocenzi e Valter Alfonsetti, tecnici per service e titolari rispettivamente della Stage Sound & Light e della Fox Sound Service, tra le aziende del capoluogo che si occupano dell’organizzazione della maggior parte delle manifestazioni in scena nella provincia e, in generale, in tutta Italia.

In particolare, di noleggio, fornitura e installazione di illuminazione, audio, video grafica, rigging e strutture per la realizzazione di ogni tipo di evento musicale, aziendale, sportivo e di massa e che, dal 9 marzo, giorno del decreto che ha esteso in tutta Italia il regime della zona rossa, hanno perso gran parte del lavoro.

Ad aggravare la situazione, anche la mancanza di specifiche tutele e di un apposito sindacato degli operatori dello spettacolo, che lascia irrisolte una serie di criticità, quali l’inquadramento fiscale della categoria e, soprattutto in questo periodo, l’assenza di una rappresentanza locale e nazionale in seno alle istituzioni. Mancanza a cui tra le altre cose si è recentemente cercato di porre rimedio con la costituzione di un’apposita associazione: la Federazione aziende spettacolo (Fedas) Italia, nata appunto con lo scopo di tutelare gli associati anche e soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria.

Un periodo in cui, spiega lo stesso Innocenzi, “il danno è destinato a crescere e non di certo a fermarsi una volta che la situazione sarà tornata alla normalità”.

“A due mesi dall’inizio del lockdown – dice a L’Aquila Blog – abbiamo ormai acquisito la consapevolezza del fatto che, almeno fino a fine anno, il lavoro sarà praticamente più che dimezzato. In pratica, non si allestirà alcun tipo di evento. Adesso, come almeno fino alla fine dell’anno e, anche nell’eventualità di riuscire a riorganizzarci, sarà tutto più difficile, proprio a causa dello stop imposto dalla quarantena e della conseguente insussistenza di  introiti e, in generale, di disponibilità economica in vista della ripartenza”.

Gli operatori dello spettacolo sono infatti tra le partite Iva per cui il Governo, con il decreto Cura Italia, ha stabilito l’erogazione del bonus da 600 euro una tantum. Un bonus che, nemmeno a fronte degli aumenti previsti per il mese di maggio, servirà purtroppo a coprire le perdite di guadagno subite. Soprattutto con l’arrivo della bella stagione. È infatti in estate che si concentra la maggior parte del lavoro degli operatori dello spettacolo, con molti dei preventivi e dei contratti chiusi in genere già nei mesi precedenti, ma che quest’anno, fatta eccezione per qualche caso sporadico, non verranno firmati, proprio a causa degli annullamenti e delle mancate prenotazioni-

“Per farci trovare pronti al carico di lavoro estivo – prosegue Innocenzi – in genere ci occupiamo di investire l’80 per cento delle nostre risorse già alla fine dell’anno precedente. Proprio a causa del mancato svolgimento delle manifestazioni, questi investimenti rimarranno quasi tutti scoperti e il danno economico che ne deriva è ancora tutto da calcolare”.

Di danno economico ingente parla anche Valter Alfonsetti, che gestisce la Fox Sound Service insieme al socio Carlo Volpe. Un danno, questo che “va a colpire indistintamente tutte le aziende del settore sparse per Italia e a cui si aggiungono i crediti bloccati da parte di quei clienti in difficoltà che, proprio a causa dell’emergenza Covid, non sono in grado di pagare”.

“Senza contare il fatto che, essendo il nostro un mestiere prettamente legato agli eventi estivi, prima di maggio o giugno 2021 non potremo ricominciare a lavorare a pieno regime – aggiunge -. Fino a quel momento, come dovremo quindi comportarci? Cosa succederà per la nostra categoria? Personalmente, ho provveduto alla sospensione dei mutui e dei leasing in corso, ma le banche continuano ovviamente ad applicare gli stessi interessi a cui, allo scopo di investire in previsione dell’inizio della bella stagione, ho contratto il debito. Un debito a cui, prima o poi, dovrò iniziare a far fronte e che andrà ad aggiungersi a una ripartenza già di per sé lenta e difficoltosa, anche a causa delle stesse spese correnti a cui dobbiamo comunque continuare a far fronte al fine di mantenere le aziende stesse”.

Tra queste, affitti, utenze o minimi salariali. Tutti adempimenti obbligatoriamente da espletare. al contrario di quelli legati alle retribuzioni dei dipendenti per cui, spiega ancora Alfonsetti “è stata richiesta la cassa integrazione che, pur essendo stata accordata, ancora non viene erogata a causa dei ritardi nella gestione da parte di Inps e Regione”.

“Diverso è però il discorso per molti dei nostri tecnici che, proprio perché freelance, sono esenti dai bonus statali- conclude -. Un bonus sicuramente irrisorio dal punto di vista della quantità, soprattutto a fronte degli eventi annullati e del fatturato verosimilmente azzerato almeno per quest’anno. C’è però anche da aggiungere che, in Italia, proprio a causa dell’emergenza, sono moltissimi i settori in ginocchio oltre al nostro ed è evidente che, in un contesto di emergenza simile a quello che stiamo vivendo, rappresentano la somma effettiva che lo Stato può  permettersi di erogare al momento”.

 

 

 


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