Coronavirus e cibo: qual è il rischio di infettarsi per via alimentare?

di Redazione | 14 Aprile 2020 @ 07:20 | UTILI
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Una delle domande che maggiormente ricorrono è se ci sono rischi di contrarre il nuovo coronavirus per via alimentare. In altre parole, possiamo infettarci col cibo che ingeriamo? Proviamo a seguire le indicazioni pubblicate sulla rivista scientifica JAMA

Trasmissione respiratoria

Quella causata da SARS-CoV-2 è sicuramente un’infezione trasmessa per via respiratoria diretta (entrando in contatto con goccioline respiratorie contenenti il virus emesse da chi è infetto) e, più frequentemente, indiretta ovvero portandosi le mani contaminate alla bocca, al naso o agli occhi. Da questa evidenza derivano tutte le raccomandazioni, relative all’accurata igiene delle mani, al distanziamento sociale e alla potenziale utilità – come abbiamo visto, se ben usate – di indossare mascherine.

Trasmissione alimentare

Non sono stati, invece, descritti casi di trasmissione per via alimentare, ovvero a seguito dell’ingestione di cibi contaminati dal virus. Partiamo da un presupposto: il “rischio zero” in Medicina non esiste. Possiamo, però, certamente affermare che il rischio di contagio tramite questa via è estremamente basso. Con piccoli e banali accorgimenti è, però, possibile davvero ridurre ulteriormente questo rischio teorico già limitato. A questo argomento l’ultimo numero della rivista JAMA dedica una delle sue riviste più riuscite: JAMA Patient Page. La rivista affronta il problema alla larga, e lo affronta dividendolo in tre parti: cosa fare mentre si compra il cibo, mentre lo si scarta a casa e, infine, mentre lo si prepara. Ecco i punti principali.

La spesa

Oltre al già citato rispetto della distanza interpersonale (la distanza consigliata negli Usa è di almeno sei piedi, pari a circa 1,80 m) mentre si fa la spesa, i colleghi di JAMA suggeriscono di pulire con una pezzuola o con il disinfettante per le mani il carrello o il cestino che si usa. Altro aspetto interessante è il possibile ruolo psicologico della mascherina che potrebbe servire a ricordare a chi non la indossa la necessità di rispettare la distanza di sicurezza. Pulire le mani dopo aver fatto la spesa dovrebbe diventare parte del “rito” della spesa settimanale.

A casa

Cosa fare con gli alimenti acquistati quando si torna a casa? È necessario trattarli in qualche modo particolare? I colleghi americani ribadiscono come, in questo caso, il tempo gioca a nostro favore. Abbiamo, per esempio, già visto come la resistenza del virus sulle varie superfici tende a non andare oltre le 72 ore, anche se le prime 24 ore potrebbero già essere sufficienti ad abbattere in modo significativo la capacità di infettare del virus eventualmente presente. I consigli pratici più utili sono quello di eliminare subito eventuali confezioni esterne (ad esempio, le vaschette in cui sono preparate le verdure fresche) e i sacchetti usa e getta eventualmente adoperati, e di pulire le superfici della cucina con cui sono entrate a contatto. Fatto questo e sistemati gli alimenti al loro posto (frigo o dispensa che sia), solita raccomandazione all’ormai rituale lavaggio delle mani.

Quando si prepara il cibo

Una delle domande che più spesso riceviamo è quello relativo al rischio di consumare verdura cruda. Domanda tipica: cosa succede se sulla carota che sto per mangiare cruda qualcuno ha tossito o se il radicchio che sto per condire è stato toccato da mani (o guanti) non particolarmente pulite? Abbiamo già detto come il rischio teorico di infettarsi in questo modo è già di per sé bassissimo. Per abbatterlo ulteriormente è sufficiente lavare con acqua corrente la frutta e la verdura che, per l’appunto, si consumano crude. Ricordiamo che lavare con acqua corrente la frutta e la verdura che devono essere mangiate crude è una pratica igienica indispensabile a prescindere dal coronavirus. Nessun accorgimento, particolare, infine per i cibi cotti. Serve ribadire l’importanza di lavarsi le mani prima di mangiare?

Come vedete, nulla di trascendentale ma solo consigli di buon senso. Igiene di base che dovrà essere rispettata. Sempre. A prescindere dall’epidemia da SARS-CoV-2. 

 


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