Coronavirus e bambini, la psicologa infantile: “Ecco come prevenire gli effetti psicologici della quarantena”
di Mariangela Speranza | 09 Aprile 2020 @ 07:30 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Fa bene prendere aria? Certamente, ma quanto è davvero importante uscire di casa in questo periodo di emergenza sanitaria?
Nei giorni scorsi, sui giornali e sui social sono apparsi appelli di vario tipo affinché i bisogni dei bambini tornino al centro dell’attenzione, dopo essere stati messi da parte a causa del Coronavirus, con gli effetti dell’isolamento forzato che iniziano a farsi sentire e a mettere a dura prova la serenità di intere famiglie.
Ad oggi, i positivi al virus sono però oltre 135 mila e in alcune regioni, Lombardia in testa, la situazione negli ospedali continua ad essere drammatica. Ecco perché le istituzioni non accennano ad allentare le misure di contenimento e i governatori, come i sindaci, continuano a battersi contro le passeggiate sotto casa.
Soprattutto dopo la discussa circolare del Viminale di una settimana fa, poi chiarita dal premier Giuseppe Conte, che in conferenza stampa ha dichiarato non avere affatto autorizzato l’ora del passeggio.
Ma in ballo c’è un trauma profondo che rischia di segnare un’intera generazione e molti adulti continuano a chiedersi come poter gestire al meglio l’aspetto emotivo, psicologico e sociale dei più piccoli.
La psicologa e psicoterapeuta psicoanalitica dell’infanzia, dell’adolescenza e della coppia genitoriale Veronica Levanti ci dà alcuni consigli su come spiegare ai bambini il difficile momento che stiamo vivendo
In che misura la quarantena forzata influisce sulla psiche infantile?
L’improvvisa quarantena alla quale sono stati sottoposti adulti e bambini rappresenta, prima di tutto, una rottura della continuità dell’esperienza che apre ad una dimensione di incertezza, imprevedibilità, distanza, solitudine, paura. I bambini stanno sperimentando un brusco impoverimento delle loro esperienze ed attività, che coinvolgevano soprattutto l’ambito relazionale e la sfera affettiva: sono lontani dai compagni di classe, dagli amici dello sport, dai vicini di casa, ma anche dai nonni, dai cugini, alcuni perfino da uno dei due genitori o da fratelli e sorelle. Parallelamente, la loro routine e le loro abitudini, che per i bambini sono fonti di rassicurazione, perché garanzia di prevedibilità, si sono destrutturate. Non ci sono più orari, giorni fissi, momenti attesi e soprattutto non c’è più un fuori, che sembra essere stato occupato da un virus che non si vede, ma che impone dei limiti e fa tanta paura. Paura di ciò che sta accadendo e di ciò che potrà accadere. È difficile valutare adesso le conseguenze a medio e lungo termine di una condizione che non è ancora possibile definire e circoscrivere. Di certo, l’impatto sul piano emotivo è molto pesante, ma i bambini sono dotati di risorse imprevedibili e di straordinarie capacità di adattamento. Sarà però importante pensare a degli spazi psicologici di condivisione e di elaborazione, alla fine dell’emergenza. In questo momento, sono gli adulti a poter dare loro un grande aiuto.
Come possono i genitori intervenire in modo da alleggerire la situazione agli occhi dei più piccoli?
Mi viene da dire, in primo luogo, che l’intervento più importante riguarda proprio i genitori: occorre che gli adulti lavorino sul proprio vissuto riguardo alla situazione che stiamo vivendo, anche chiedendo l’aiuto di una persona esperta. In questo momento, c’è la possibilità di accedere a differenti risorse: servizi di psicologia dell’emergenza, servizi di ascolto e consulenza, servizi di psicoterapia, tutti fruibili telefonicamente e online. È importante che l’adulto chieda aiuto, perché si trova immerso quanto il bambino in una situazione inattesa e sospesa che è difficile rendere pensabile, con la differenza che tocca a lui offrire riparo e contenimento a chi da lui dipende. E per riuscirci è necessario che riesca a fare spazio, dentro di sé, all’imprevedibilità e alla paura senza che queste lo sovrastino. Se un padre e una madre diventano capaci di dare un significato alle restrizioni che stiamo vivendo, accogliendole non come una limitazione, una sopraffazione, una forzata prigionia, ma come una protezione necessaria in questo momento della vita propria e dei propri figli, anche per i più piccoli diventa possibile vivere con maggiore serenità questo periodo di isolamento. L’assetto interno dei genitori influisce moltissimo sul vissuto del bambino. Il loro equilibrio è la risorsa più preziosa, anche se questo richiede loro uno sforzo difficile e complesso, specialmente in un momento tanto faticoso. E questa difficoltà va riconosciuta e compresa.
Quanto è invece importante l’attività all’aperto, anche rispetto alla situazione di emergenza?
Lo stare all’aperto potrebbe aiutare, specialmente in questo momento, ad alleggerire le tensioni, a respirare aria di normalità, a percepire meno il peso dell’incertezza. A non sentirsi in gabbia. Il dato di realtà, tuttavia, è che ci troviamo di fronte alla necessità di anteporre la sicurezza e la salute nostre e della collettività al desiderio e al bisogno di stare fuori. Questo è frustrante e doloroso tanto per noi quanto per i nostri figli e lo diventa ancor più di fronte al ripetuto protrarsi della quarantena, ma si tratta di una condizione temporanea, di una parentesi che troverà un punto di chiusura e questa chiusura dipende anche da noi. È indiscutibile che chi dispone di uno spazio esterno sia più agevolato rispetto a chi vive in un piccolo appartamento. Sono state, in ogni caso, previste delle eccezioni per situazioni particolari e delicate, ma fino a quando lo stare fuori metterà a rischio la salute, questa andrà messa al primo posto. Occorre, dunque, ripensare dei modi per trasferire il benessere del fuori dentro casa e dentro di noi.
C’è un modo per sostituire i benefici delle attività all’aperto in casa?
In questi giorni, ricerchiamo e riceviamo spesso dei suggerimenti su come organizzare delle attività stimolanti e creative con i nostri bambini, che li tengano fisicamente e mentalmente attivi. Senz’altro, è utile proporre loro delle attività motorie come esercizi fisici, percorsi, giochi con la palla, ma anche attività manipolative, giochi con l’acqua, ricostruzione in balcone di luoghi o scenari del mondo esterno (come un campeggio, un castello o un campo da golf in miniatura). E’ importante che i bambini ritrovino un contatto con il mondo dell’immaginazione, con la loro capacità di sognare e di creare un altrove. I genitori possono aiutarli immaginando insieme a loro, ricercando con loro i materiali che occorrono a realizzare le loro “scenografie”, ma soprattutto costruendo per loro e con loro una nuova routine, un nuovo modo di stare, prevedibilmente, nell’imprevedibile. Trovo sia anche importante che li accompagnino e sostengano nel mantenimento e consolidamento delle relazioni con il mondo esterno, che sono fonte di vita e di speranza. I bambini hanno bisogno, proprio come noi, di verificare che i loro amici o i loro nonni stiano bene, che li tengano nella mente, che vogliano loro bene esattamente come prima.
Come si può far capire ai bambini che, in un momento come questo, è necessario rimanere a casa senza traumatizzarli?
I bambini, anche quelli più piccoli, raccolgono in questo momento tantissime informazioni riguardo a quello che sta accadendo, spesso attraverso modalità che sfuggono ai genitori stessi: le parole terribili del telegiornale, le conversazioni bisbigliate e amputate degli adulti e, per i più grandi, anche le notizie in evidenza sul telefonino. A volte sono turbati e spaventati, dietro maschere di calma apparente o di esplosiva inquietudine. I genitori, d’altro canto, specialmente in questo momento vorrebbero poter circoscrivere turbamenti e preoccupazioni, evitare il contagio di pensieri perturbanti, dare risposte certe e rassicuranti. Ma i bambini vanno in primo luogo ascoltati, raggiunti lì dove si trovano con le loro paure e le loro fantasie. Prima di dire loro cosa devono fare, dobbiamo ascoltare i loro pensieri. E possiamo farlo, in base all’età, utilizzando dei giochi con i pupazzi, degli spunti ricavati da libri o film animati su mostri, fantasmi, solitudini e prigioni, attraverso dei disegni o cogliendo i loro momenti di maggiore vulnerabilità per domandare loro come si sentono, cosa pensano, cosa li spaventa e in cosa sperano. E’ importante spiegare loro cosa sta accadendo, facendo attenzione a non caricarli di angosce superflue, ma rimandando loro una visione di cura, di protezione e di aiuto reciproco che ci permetteranno, tutti insieme, di abbreviare questi tempi così faticosi. Ai bambini, anche a quelli molto piccoli, dobbiamo sempre dire la verità: ci occorrono parole commisurate alle loro capacità di comprensione e alle loro risorse emotive, ma solo in questo modo possono fidarsi di noi… e sentirsi al sicuro anche in mezzo alla tempesta. Anche ai tempi del coronavirus.