Cassa integrazione, la consulente del lavoro: “Norme complesse e contraddittorie, ci vorrà ancora tempo”
di Mariangela Speranza | 12 Aprile 2020 @ 06:33 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Milioni di aziende chiuse nello stesso momento e procedure complicate e del tutto inadeguate ad assistere contemporaneamente i numerosi clienti sparsi sul territorio.
È lo tsunami che si è abbattuto, in questa fase di emergenza sanitaria ed economica, sui circa 26 mila consulenti del lavoro in tutta Italia che, nel richiedere gli ammortizzatori sociali, ogni giorno si scontrano con le inefficienze del sistema statale. Non perché i soldi per le casse integrazioni non ci siano, ma proprio a causa della farraginosità degli strumenti messi a disposizione dagli enti pubblici.
Problematiche, queste, che già un mese fa, a seguito dell’ampliamento a tutte le zone del Paese delle limitazioni all’esercizio di numerose tipologie di attività, hanno indotto i rappresentanti di categoria a richiedere alle istituzioni che si estendessero a tutto il territorio italiano anche i provvedimenti a sostegno del mercato del lavoro e che ad oggi, come racconta a L’Aquila Blog la consulente aquilana Paola Simone “sono in parte state risolte proprio grazie al grande senso di responsabilità da parte dei professionisti del settore”.
“Ci siamo impegnati al massimo sin dall’inizio, perché siamo consapevoli delle difficoltà in cui al momento versano molti lavoratori – spiega -. La prima fase è stata terribile. Abbiamo percepito immediatamente la disperazione dei cittadini e ci siamo quindi messi in moto per cercare di risolvere la cosa il prima possibile. Soprattutto a fronte delle notizie che circolavano sul web e in tv. È stato faticoso gestire il tutto perché nemmeno noi avevamo le giuste risposte. Poi tra leggi, comunicati e circolari abbiamo iniziato a capirci un po’ di più e abbiamo cercato quindi di creare una rete tra colleghi, altrimenti non ce l’avremmo fatta. Ancora oggi stiamo lavorando assiduamente, anche se è ancora difficoltoso districarci nella giungla di una normativa troppo complicata e differenziata”.
Cassa integrazione ordinaria, in deroga, assegno ordinario erogato dal Fondo di integrazione salariale (Fis) o dai fondi di solidarietà di settore, tutti con causale Covid-19. Questi gli ammortizzatori ad hoc messi in campo dal governo per fronteggiare le conseguenze occupazionali del Coronavirus.
Si tratta, in particolare, di strumenti simili per molti aspetti, come la durata massima pari per tutti a 9 settimane, ma diversi per esempio riguardo le procedure da seguire. Tutti tra l’altro si sommano a quelli previsti dal decreto legge per le zone rosse individuate, nella prima fase di emergenza, per le zone rosse e le zone gialle del nord Italia, rendendo ancora più difficoltoso il lavoro dei professionisti del settore.
La complicazione maggiore è inoltre che l’applicazione delle Cigd è demandata alle Regioni e alle Province autonome che hanno messo a punto altrettanti accordi regolamentari con le parti sociali. I tempi di utilizzo e le modalità di presentazione delle domande cambiano quindi di territorio in territorio e, nonostante le procedure per l’invio siano state aperte appena una settimana dopo l’entrata in vigore del decreto “Cura Italia”, ad oggi l’istituto ha semplicemente recepito le richieste, mentre la loro lavorazione inizierà non prima dei prossimi giorni.
“Ieri è arrivato un comunicato dell’Inps in cui ci dicevano di essere pronti a pagare tutto – aggiunge la consulente aquilana -, ma se hanno a disposizione tutte le domande per gli ammortizzatori sociali è perché dietro c’è stato un lavoro immane da parte nostra. Ora, anche se la scadenza per la cassa integrazione è fissata al 15 aprile, per le liquidazioni bisognerà attendere almeno qualche settimana e questo perché le procedure sono ancora in fase di elaborazione e, in ogni caso, risultano essere piuttosto lunghe e complicate”.
Sempre secondo la consulente del lavoro, “qualcuno si sta ancora occupando dell’invio delle prime domande e ciò comporta per forza di cose ritardi anche sull’arrivo dei soldi”.
“Attendiamo intanto tutte le autorizzazioni da parte dell’Istituto di previdenza – conclude -. Solo a quel punto potremo reinviare le modulistiche per poter procedere con gli Sr41, attraverso cui avverrà poi l’effettiva liquidazione delle mesilità che, a mio avviso, tarderanno di qualche giorno anche per coloro che sono riusciti a fare domanda per primi”.