Coronavirus, costruttori chiedono commissario ricostruzione pubblica
di Marco Signori | 19 Marzo 2020 @ 19:57 | ATTUALITA'L’AQUILA – Un commissario straordinario che dia la definitiva e agognata svolta alla ricostruzione pubblica, cono d’ombra del post-terremoto del 2009, in modo da offrire una boccata d’ossigeno al comparto edile, costretto oggi a chiudere la quasi totalità dei cantieri, che nella città dell’Aquila impiegano circa 1.500 operai, che raddoppiano se si considerano gli altri comuni del cratere.
È la richiesta dell’Associazione nazionale dei costruttori, che al termine di una consultazione tra gli associati torna anche a chiedere misure straordinarie per il settore, escluso dal decreto “Cura Italia” che ha previsto una serie di sostegni per imprese e professionisti tranne che alle grandi imprese.
“Ci deve essere la possibilità di usufruire di ammortizzatori sociali per tutelare i nostri lavoratori finché non sarà possibile riprendere i lavori”, dice a L’Aquila Blog il presidente dell’Ance, Adolfo Cicchetti, “al netto delle procedure di sicurezza cui bisognerà adempiere per riaprire i cantieri”.
Lo stop, infatti, è arrivato dopo che il protocollo sottoscritto tra governo e parti sociali ha previsto la possibilità di proseguire l’attività solo per quelle imprese in grado di garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, a partire dagli ormai noti disposizione di protezione individuali (dpi), come mascherine, tute e guanti, di fatto al momento introvabili.
“Siamo rimasti molto contrariati dal fatto che le agevolazioni siano state estese solo a una platea di imprese con fatturato inferiore ai 2 milioni di euro – aggiunge Cicchetti – , la platea doveva essere più ampia e speriamo venga ampliata in sede di conversione del decreto”.
“Si è ragionato unanimemente sulla determinazione di chiudere temporaneamente i cantieri – spiega il presidente dell’Ance – con la consapevolezza che questa chiusura dovrà fisiologicamente avere un percorso non eccessivamente lungo, perché il fermo prolungato potrebbe comportare anche crisi aziendali e fallimenti”.
“Al netto delle procedure di sicurezza che dovremo adottare, saremo fisiologicamente costretti a riprendere il ciclo lavorativo in un tempo ragionevole”, insiste Cicchetti, che indica come essenziale anche pensare al post-emergenza: “Finita la pandemia ci sarà la necessità di far ripartire il settore, soprattutto nel cratere sismico, e non è peregrina l’ipotesi di un commissario per la ricostruzione pubblica”.