«L’attivita’ preventiva va posta in essere in primis dal sindaco, che e’ l’unica autorita’ di protezione civile». Lo ha detto il capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, rispondendo al giudice Marco Billi nel processo alla Commissione grandi rischi. Per Gabrielli, nel 2009 «il dipartimento ha messo a disposizione una conoscenza scientifica», vale a dire quella della Grandi rischi, ma secondo Gabrielli «la si carica di significati erronei rispetto ai flussi informativi dei centri di competenza».
«A fronte delle due situazioni parossistiche cioe’ l’informazione riferita ad un imminente terremoto e addirittura dall’altra parte la comunicazione da parte di un organo istituzionale deputato a svolgere una funzione primaria su questo ruolo che non ci sarebbero state scosse, la Commissione grande rischi in qualche modo doveva fornire un contributo in termini di conoscenza scientifica se era possibile prevedere questa scossa, se il territorio aquilano era un territorio che per la sua pericolosita’ storica presentava una serie di rischi e quindi fornire questa indicazione che credo in massima parte sia stata fornita in base alla tipologia del rischio preso in esame, ovvero di un rischio sismico caratterizzato dall’imprevedibilita’». Ha continuato Franco Gabrielli, durante la sua audizione come teste della difesa nell’ambito del processo contro i sette membri della commissione grandi rischi. «Poi se qualcuno immaginava che quella commissione potesse dire, si’, c’e’ la probabilita’ aumentata del 50 per cento, questo ce lo forniva in continuazione l’Ingv. Proprio perche’ – ha aggiunto Gabrielli – esiste una rapporto continuativo con un centro di eccellenza come quello dell’Ingv, queste informazioni prescindevano da quello che poteva essere il ruolo esaustivo della Commissione grandi rischi». Parlando poi dell’attivita’ preventiva prima dell’evento catastrofico del 6 aprile del 2009, Gabrielli ha rimarcato che «tale attivita’ l’avrebbe dovuta porre in essere il sindaco perche’ l’unica autorita’ di protezione civile e’ il sindaco poiche’ in una scala di responsabilita’ il soggetto piu’ a conoscenza del territorio e’ il sindaco. Io da Roma come posso sapere quali sono gli edifici che hanno una criticita’, quali sono le situazioni che possono presentarsi rispetto a una condizione possibile, probabile. Nel caso di specie quale e’ stato il ruolo del Dipartimento della protezione civile? E’ stato quello di mettere a disposizione una conoscenza scientifica. All’Aquila si e’ realizzato quello che normalmente viene in ordinario, quando c’e’ uno sciame sismico, come quello del Pollino, cosa facciamo?. Prendiamo il dato dell’Ingv e lo trasmettiamo al territorio. All’Aquila si e’ presa la commissione grande rischi e la si e’ portata sul territorio a confronto con il sindaco, la provincia, la regione, si mette a conoscenza il quadro scientifico di riferimento ma le attivita’ a valle, la verifica se gli edifici strategici sono sicuri, questo spetta al Dipartimento».
«Il Capo Dipartimento, Franco Gabrielli, ha descritto il ruolo e le attivita’ del Dipartimento della Protezione Civile, evidenziando che non rientra tra le proprie competenze la movimentazione di uomini e mezzi appartenenti ad altre amministrazioni, al di fuori di contesti emergenziali dichiarati di tipo c (il riferimento e’ all’articolo 2, lettera c, della legge 225 del 1992: calamita’ naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensita’ ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari)». E’ quanto precisa in una nota l’ufficio stampa dello stesso Dipartimento. «Nel contempo, in un esercizio di pura astrazione – prosegue la nota – ha tenuto a precisare che, anche qualora cio’ fosse stato possibile, tali eventi sismici (sciami) intersecano altre emergenze sul territorio, che non consentirebbero di spostare personale e mezzi in fase preventiva riguardo a eventi il cui verificarsi e’ altamente imprevedibile».
Secca la replica di Fabrizio Giustizieri (Sel): «Quindi la colpa è dei giornali e della mala informazione! La colpa consisterebbe nell’aver detto che la famosa frase “potete bere un bicchiere di Montepulciano” è stata pronunciata a seguito della riunione della CGR e non prima della stessa. Come mai non viene invece analizzato a cosa è servita la venuta della Commissione Grandi Rischi a L’Aquila? Come mai un organismo istituito per legge e facente organicamente parte del Servizio Nazionale della Protezione Civile, con funzioni consultive e propositive, viene in una città soggetta ad un prolungato sciame sismico e con una buona probabilità di essere vittima di un evento catastrofico, a tenere un accademico discorso sui terremoti in genere, affermando sostanzialmente che il terremoto può fare o può non fare e che nella imprevedibilità non si può dire nulla di più? E’ normale che la prevenzione, la consultazione, la proposta si traducano in accademia? E’ vero che non si possono prevedere i terremoti ma è altrettanto vero che, con una certa attenzione ed un certo studio, se ne possono prevedere le conseguenze e si possono impostare le azioni per aumentare il livello di sicurezza. Perché non è stato raccomandato agli aquilani di far controllare le proprie case se non ritenute sicure? Perché quelle piccole nozioni di buon senso edilizio che in città tutti abbiamo acquisito dopo il 6 di Aprile, non ci sono state fornite prima? Perché non è stato proposto di chiudere gli edifici pubblici che si sapeva essere fortemente a rischio(quelli del rapporto Barberi, quelli del dossier di Abruzzo Engineering che non credo potessero essere ignorati dalla Commissione Grandi Rischi)? E’ tutta colpa dei giornali? E se pure ci fossero delle responsabilità da parte degli organi di informazione, come mai il giorno dopo (vista anche la sempre eccellente attenzione che la Protezione Civile ha avuto verso la stampa) non c’è stato alcun solerte funzionario che abbia inviato almeno due righe di rettifica o delucidazione?»