Come ti comporteresti in un mondo senza nazioni e/o forze di Polizia?
di Enrico M. Rosati | 06 Marzo 2022 @ 06:00 | ATTUALITA'
Ognuno di noi nasce in un contesto legale e sociale governato da determinate norme, che possono essere riassunte con la seguente frase
La mia libertà termina nel momento in cui inizia la tua
Un principio alla base della nostra nazione, che è garante dei nostri diritti inalienabili e attraverso l’uso – tra le altre cose – della forza ha il dovere di far si che nessuno veda i propri diritti violati da altri. Uno dei più grandi sociologi, Max Weber, ha definito lo stato così
per Stato si deve intendere un’impresa istituzionale di carattere politico nella quale – e nella misura in cui – l’apparato amministrativo avanza con successo una pretesa di monopolio della coercizione fisica legittima, in vista dell’attuazione degli ordinamenti
Benvenuti nello Stato di Natura
Immaginate un mondo precedente alla nascita di nazioni, e regni, in cui non c’è sicurezza che altre persone possano garantire il nostro diritto qualora altri decidessero di violarlo. Un mondo immaginario, quasi primitivo, che nel campo della filosofia politica viene chiamato Lo Stato di Natura.
Lo Stato di Natura è una condizione alla base delle teorie di tre importantissimi filosofi vissuti a partire dal quattordicesimo secolo fino a fine del sedicesimo. Thomas Hobbes, John Locke e Jean-Jacques Rousseau. Ognuno di loro vede lo stato di natura in modo diverso, e di conseguenza, interpreta il comportamento dell’umano in tale situazione differentemente. Le teorie di questi 3 filosofi differiscono soprattutto per la visione che credono ogni persona abbia “del prossimo” e, di conseguenza, i vantaggi che ogni forma di governo offre rispetto agli svantaggi dello Stato di Natura.
Lo Stato di Natura per Thomas Hobbes
Homo Homini Lupus
Per Thomas Hobbes, lo stato di natura è caratterizzato dal pessimismo verso la natura umana, e il concetto fondamentale è che ogni persona si ritroverà, in ogni istante della sua vita, o in conflitto con altri o pronto a scatenare un conflitto verso il prossimo, un mondo governato da una violenta competizione in cui ogni persona ha il diritto di fare ciò che più la compiace, senza provare un vero interesse verso il prossimo. Infatti, l’esistenza nello Stato di Natura per viene descritta così “solitaria, povera, sporca, brutale e breve”.
Quale legge esiste nello stato di natura per Hobbes? Ovviamente, la Legge della natura.
Secondo questa filosofia io, essere umano, cerco la pace solo e soltanto se posso trarre vantaggio dall’ottenerla e rivendicarne i benefici.
Come anticipato anche nel titolo, lo Stato di Natura è caratterizzato dall’assenza di un potere superiore a quello umano, non esistono sistemi, leggi o forze di polizia che intervengono per fermarci dall’ottenere qualcosa che vogliamo mediante l’aggressione del prossimo. Secondo questa filosofia, la natura umana è di conseguenza conflittuale dato che l’uomo è un essere desiderante, e l’unico modo per poter ottenere ciò che vuole è attraverso la lotta con il prossimo, soprattutto a causa della scarsità di risorse che caratterizza il mondo in cui viviamo.
“I patti senza la spada sono solo parole e non hanno la forza di difendere nessuno.”
Come esce l’uomo dallo stato di natura?
Secondo Hobbes arriva il momento in cui ogni persona accetta un contratto sociale che trasferisce i propri diritti naturali a un’autorità – il filosofo chiama quest’individuo il Leviatano – che lo proteggerà dagli altri, e così facendo, si arriva pian piano alla creazione di regni e nazioni. Di conseguenza, l’uomo vive all’interno di uno stato semplicemente perché consapevole che qualora questo dovesse cadere, reinizierà la paura e la morte tornerà ad essere costantemente dietro l’angolo.
Lo Stato di Natura per John Locke 
Per John Locke lo stato di natura è polarmente opposto alla visione di Hobbes, in quanto è animato dall’uguaglianza e parità tra tutti gli individui, infatti nonostante come nel primo caso non vi siano governi o subordinazioni, gli esseri umani vivono in modo civile e rispettandosi reciprocamente. A differenza della visione altamente pessimista di Hobbes, Locke ripone la sua fiducia nella bontà dell’essere umano. Infatti lo Stato di Natura secondo locke è caratterizzato dall’uguaglianza, con la logica che “in un mondo in cui tutti gli esseri umani che sono uguali e indipendenti nessuno proverà a prevalere sull’altro per appropriarsi dei suoi beni”.
Secondo questa filosofia io credo che il diritto alla vita, libertà e proprietà sia nella mia natura tanto quanto in quella del prossimo, e di conseguenza, non lo aggredirei mai.
Per Locke, una creatura sociale e razionale e tale indole lo spinge verso la ricerca volontaria della pace, uno scenario in cui ogni individuo trae vantaggio dalla cooperazione con il prossimo. Infatti, a differenza della visione Hobbesiana che dipinge il mondo come un luogo cupo in cui c’è scarsità di risorse, in questa interpretazione dello stato di natura le risorse sono sufficienti per tutti, in grado di garantire a chiunque pari opportunità di sviluppo e capacità di realizzazione.
“Giustizia e lealtà sono i leganti di tutte le società: perciò anche i banditi, che hanno rotto ogni rapporto con il mondo, devono fra di loro essere leali, e rispettare le regole della correttezza, altrimenti non potrebbero stare assieme.”
Come esce l’uomo dallo Stato di Natura?
La premessa è che nonostante il mondo descritto da Locke possa sembrare utopico, la legge della natura non consente – anche in questa occasione – di provvedere una garanzia di pace duratura. Di conseguenza, la soluzione migliore per ogni uomo è creare un potere o istituzione superiore al singolo, ma non indipendente, che ha il ruolo di distribuire risorse e garantire sicurezza. A differenza del Leviatano di Hobbes, Locke fa riferimento ad un governo.
Questa differenza ideologica è alla base delle teorie moderne nel campo delle Relazioni Internazionali.
Come mai? Perché attualmente, il mondo è uno stato di natura, non ci sono autorità al di sopra degli stati stessi, e il modo in cui si percepisce il prossimo, se come una risorsa o un possibile aggressore, fanno la differenza nelle politiche estere delle nazioni.