Coltivare la memoria, nel Parco della città
di Michela Santoro | 07 Aprile 2023 @ 05:00 | ANNIVERSARIO
L’AQUILA – Il Parco della Memoria, ovvero il parco della città, il luogo di tutti. È questo quello che deve realmente diventare, così deve essere percepito.
Un luogo da frequentare, vivo per tutti i giorni dell’anno, dove coltivare la memoria per tramandarla a chi il terremoto lo ha conosciuto solo dai racconti per poter costruire un futuro che sia degno di essere chiamato tale.
Un percorso di condivisione ripreso, ieri, nel corso dell’incontro con le scuole e i cittadini, nel giorno del quattordicesimo anniversario del sisma.
“Memoria, non significa commemorare un giorno solo – ha dichiarato Vincenzo Vittorini, Associazione 309 Martiri dell’Aquila – ma significa ricordare, battersi, lottare ogni giorno.
Ringrazio di cuore le delegazioni studentesche dei 4 istituti superiori dell’Aquila, il Cotugno, il d’Aosta, il Bafile, il Da Vinci. Un ringraziamento ancora più grande perché sono iniziate le vacanze e, se state qui, è perché ci tenete”.
“Se siamo qui a portare avanti tutta una serie di istanze che abbiamo coltivato – ha poi aggiunto Lilli Centofanti, sorella di Davide, vittima della Casa dello Studente – è grazie ad Antonietta Centofanti ( zia di Lilli, ndr.) che ci ha fatto capire come comunicare, cosa dovere dire e con le giuste modalità, a volte anche a pugno duro, urlando, laddove effettivamente abbiamo rischiato di essere annientati, di rimanere in silenzio relegate nel ruolo di vittime”.
Una dedica ad Antonietta Centofanti è arrivata anche da Silvia Frezza, presidente dell’Associazione ‘Donatella Tellini’: “Giornalista, femminista, animalista, esperta della comunicazione culturale, organizzatrice di eventi, ufficio stampa di prestigiosi istituzioni prima a Roma e poi all’Aquila, fin da giovane si è dedicata con generosità e intelligenza alla politica delle donne, mettendo la sua voce, la sua determinazione a disposizione di chiunque subisse ingiustizia.
Innamorata della vita, dei colori, dei fiori non ha permesso che le avversità degli eventi che si sono abbattuti su di lei fin da ragazza rovinassero la tenerezza con cui guardava il mondo.
Dopo il 6 aprile del 2009, come presidente del comitato di familiari delle vittime della casa dello studente, l’abbiamo vista impegnata, con tenacia e dedizione, alla ricerca di verità e giustizia per le morti del terremoto riuscendo a costruire una rete di contatti, amicizie, rapporti con i comitati dei familiari delle vittime di altre calamità naturali e disastri dovuti non alla fatalità o al destino, ma alla negligenza e all’assenza dello Stato.
Fino all’ultimo giorno della sua esistenza si è spesa per far comprendere alla sua città, L’Aquila, l’importanza di avere un luogo collettivo della memoria, uno spazio fisico in cui ricordare le vittime del 6 aprile e questo nuovo parco della memoria dove siamo noi oggi è nato dopo 12 anni da quella tragica notte.
Per Antonietta questo parco rappresentava un luogo di vita accessibile e aperto a tutti, uno spazio di incontro e incroci di persone non un freddo memoriale.
Se tutto ciò non si riempirà di vita di coppia, di bambini, di studenti e studentesse resterà una cattedrale nel deserto, diceva; compito della politica è quello di creare le opportunità perché questa città diventi attrattiva e chi ci vive non cerchi altrove la propria vita.
Concludo con una frase pronunciata da Antonietta, in documentario: essere una cittadina attiva significa non subire quello che ti succede. Si tratta di uscire dal lutto personale ed entrare in un percorso di lotta per i propri diritti”.
Molte le persone che si sono avvicendate spontaneamente al microfono per lasciare un messaggio legato al ricordo di Antonietta Centofanti e rafforzare, declinando le parole ‘suggerite’ da Vittorini e poste sotto il leggio, il valore della Memoria.
Tra queste anche una signora siciliana, madre di due studentesse che hanno scelto L’Aquila per gli studi universitari: “quando ho visto le immagini dell’Aquila terremotata – ha detto – le mie ragazze erano piccole e mai avrei pensato che sarebbero venute qui a studiare. Oggi sono qui anche io perché ho trovato una città e delle persone straordinarie. Ed è qui che voglio restare, con loro, con voi”.
Presenti alla manifestazione anche un gruppo di bikers del moto club dei Vigili del Fuoco, insieme ad altri colleghi ‘della strada’.