Colpevoli della propria morte. Vittorini: “E’ uno schifo assoluto”

di Alessio Ludovici | 23 Ottobre 2022 @ 14:18 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Centinaia di persone assiepate davanti l’emiciclo dell’Aquila. Tanti aquilani ma anche gente di fuori. C sono i giovani, giovanissimi all’epoca del sisma, c’è chi ha vissuto tutto le fasi dell’emergenza terremoto aquilano, magari con qualche capello bianco in più, e ci sono i protagonisti di altre tragedie del paese come i rappresentanti delle istituzioni locali, giunta comunale, consiglieri comunali e regionali di maggioranza come di opposizione. E’ la manifestazione contro la ormai nota sentenza, una causa civile di risarcimento, che ha giudicato le vittime di un edificio di via Campo di Fossa, corresponsabili, per il 30%, della propria stessa tragica sorte. Responsabili, si legge nella sentenza, di essere rimaste dentro l’edificio nonostante le due scosse che hanno preceduto quella drammatica delle 3.32, un comportamento “obiettivamente incauto” secondo la giudice Croci, molto criticata oggi. Sarebbero dovute uscire, senza altre specificazioni, non si sa quando, non si sa per quanto tempo. Una sentenza, è stato denunciato stamani, in palese contraddizione con quello che la città ha vissuto e che, in parte, è stato riconosciuto con la condanna di Bernardo De Bernardinis, furono assolti invece gli altri imputati del processo Grandi Rischi.

“Un’operazione mediatica” è stato ricordato di quella Commissione. E’ Vincenzo Vittorini, audio e giornali alla mano, a ripercorrere davanti ad una platea toccata, lo svolgersi dei fatti, dagli articoli su Giuliani, alle telefonate tra Stati e Bertolaso, fino alla famosa intervista di De Bernardinis all’esito della Commissione grandi rischi. E poi le vicende processuali che Vittorini ha voluto ripercorrere fino all’assoluzione di Bertolaso, due giorni prima della prescrizione. “Colpevoli della propria morte, è uno schifo assoluto”, conclude Vittorini. 

Ad aprire la manifestazione era stato proprio il figlio di Vincenzo, Federico Vittorini, un ideale passaggio di testimone alle nuove generazioni. E poi ancora gli interventi e le lettere dei comitati di tutta Italia, dalla Thiessen alla Moby Prince, da Rigopiano ad Amatrice, un filo comune che, è stato ricordato, Antonietta Centofanti aveva provato a cucire nel corso degli anni. La sentenza dell’Aquila, peraltro, potrebbe rappresentare un pericoloso precedente. 

Nel mezzo la lettera di Pierluigi Biondi. Posizione scomoda: il sentimento di vicinanza a chi manifesta da un lato, la responsabilità di sottrarre “l’istituzione che rappresento dal giudizio verso l’operato di un’altra istituzione” nel rispetto dei dettami Costituzionali che nell’autonomia del potere giudiziaria incardina uno dei principi fondamentali dello stato di diritto. La riportiamo integralmente come significativa testimonianza della giornata: “Care aquilane e cari aquilani, in questa giornata  di mobilitazione, in cui si mescolano il dolore perenne generato dal terremoto e la volontà di esprimere pubblicamente il dissenso su un pronunciamento giudiziario, confermo i sentimenti di vicinanza nei confronti di tutti i parenti delle vittime.

Ritengo, al contempo, doveroso, sottrarre l’istituzione che rappresento dal giudizio verso l’operato di un’altra istituzione, indipendente, dello stato di diritto e custode del potere giudiziario, sancito dalla nostra  Costituzione. Non mi è sfuggito, d’altro canto, come una parte della città abbia ravvisato un ritardo nell’espressione del mio pensiero riguardo alla vicenda. A tal proposito, coerentemente con il criterio appena esposto, approfitto di questa occasione, esclusivamente a voi dedicata, di precisare che ho ritenuto di dover attendere un confronto con l’associazione rappresentante dei magistrati per parlarvi. In maniera concreta, proprio perché confido nelle istituzioni, perché so quanto incidono sulla vita delle persone, perché la legge prevede più gradi di giudizio, a garanzia dell’equità, e perché è su queste basi normative che la convivenza civile si poggia. 

Tengo, comunque, a dire che, da “semplice” cittadino, avrei fatto mie per intero le parole del giornalista aquilano Giustino Parisse, pubblicate sul quotidiano Il Centro nei giorni scorsi. Ma, in qualità di delegato di una intera città, ho ben chiaro quale deve essere il mio ruolo. Il sostegno alla comunità e, in particolar modo, a coloro che a causa del sisma hanno subìto ferite ancor più profonde e laceranti – perché legate alla perdita di affetti vitali – non è mai venuto meno nel corso del tempo.  Grazie a un impegno costante e condiviso con la città siamo riusciti, finalmente, a inaugurare un luogo, il Parco della Memoria, in cui poter curare e coltivare il ricordo. Ho personalmente chiesto al gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, in fase di conversione in legge del decreto “Aiuti Bis” di agosto, di rinunciare a presentare emendamenti di altra natura a valenza nazionale per concentrarsi su un provvedimento in grado di dare un segnale “etico” rispetto alle questioni legate al terremoto: in tal senso va letta la norma che destina una riserva di legge ai coniugi o agli orfani di vittime del sisma nei concorsi pubblici nelle PA ricadenti nel cratere 2009. In attesa che si risolvano i gradi di giudizio che, mi auguro, facciano piena chiarezza sulla vicenda, ogni aquilano, ogni esponente delle istituzioni, può fare la sua parte per rinsaldare la memoria, onorare la nostra storia, curare il ricordo delle nostre vittime.  Credo fortemente nella giustizia e nel sistema giudiziario italiano, nei confronti dei quali i sentimenti di reiterata fiducia vanno riposti anche quando vengono messi in discussione.”

Fina deposita ddl a favore dei familiari delle vittime del sisma: “Riconoscere che lo Stato è in debito”
“Ho risposto all’appello come cittadino perché qui non conta l’appartenenza. Ma un parlamentare può fare qualcosa. Io ho depositato in queste ore un disegno di legge, a partire da quello proposto alla Camera da Stefania Pezzopane nella precedente Legislatura, per Disposizioni in favore dei familiari delle vittime dei terremoti del 2009 e del 2016”: lo ha detto Michele Fina, senatore del Partito Democratico, segretario del Pd Abruzzo, che ha partecipato manifestazione “Le vittime non hanno colpa” all’Aquila. Prevedendo 40 milioni nel 2023, il ddl depositato da Fina dispone indennizzi e facilitazioni al collocamento lavorativo per i familiari delle vittime.

Fina ha detto: “Spero che questa legge possa essere condivisa da tutti e intendo non solo le parti politiche ma anche le altre parti del Paese. Per la dignità e la giustizia e il rispetto che le vittime meritano. il punto non è solo avere riconoscimenti economici e collocamento obbligatorio ma riconoscere che lo Stato è in debito verso le vittime”. Fina ha anche ringraziato gli organizzatori della manifestazione che “nasce dal basso e che ha coinvolto spontaneamente tantissime cittadine e cittadini. Ad una sentenza incomprensibile si poteva rispondere con l’avvilimento o con l’indignazione. Solo la seconda fa reagire, combattere, per non piegarsi all’idea che fa comodo a troppi che tutto questo finisca in ombra, senza più rompere troppo le scatole. Dietro questo 30% di responsabilità c’è un’idea di società che rimette al centro il senso di colpa. Un senso di colpa che le vittime conoscono bene, alimentato da chi ti guarda a volte con paternalismo”.

 
 

 


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