la presente segue due letterine analoghe, scritte agli allora Segretari del PD, prima Veltroni, poi Bersani ( al quale auguro sinceramente e con il cuore di guarire prestissimo).
L’argomento cardine delle due missive precedenti vertevano sulla sconfitta annunciata alle politiche e alle regionali scorse, nella mia regione, l’Abruzzo, diventata in poco tempo sinonimo di malaffare. Nelle note rilevavo come il PD in particolare, fosse diventato una diligenza, un partito dispensatore di comodità infinite, di ben retribuiti scranni istituzionali. Questo ex partito, era stato fatto oggetto ( e lo è ancora oggi, se si pensa che per scegliere un candidato presidente di regione si deve aspettare l’esito di alcuni processi al probabile vincitore delle “primarie”) di scalate da parte di cordate composte da discutibili personaggi, che nella loro vita hanno lavorato (?) per la creazione di comitati elettorali. E rilevavo, ancora, come al posto di classi dirigenti capaci di disegnare e colorare un futuro, si erano insediati i residui tossici di un ceto politico insaziabile, la cui stella polare, da sempre, è la personale collocazione nei suddetti comodi scranni.
Ovviamente le lettere sono state cestinate, dopo essere passate al vaglio dei fiduciari aquilani presenti a Roma.
Ora, a fronte delle notizie che ci vengono dagli inquirenti, quali son quelle delle intercettazioni di ex assessori comunali, che, apertis verbis, ritengono di dover dire che “vogliono mangiare”, e quelle di questa triste giornata che vede ben tre assessori e un vice sindaco indagati per corruzione, appropriazione indebita ecc,…. a fronte di questo, caro Renzi, cosa pensa di fare il segretario del PD, partito al quale l’amministrazione comunale si riferisce?
E non ci si vengano a recitare le litanie, note in queste occasioni, che la magistratura farà il suo corso, e che noi le esprimiamo piena fiducia.
Va bene tutto: ma al di là di quelle personali, ( sono un garantista, e ritengo uno colpevole solo al terzo grado di giudizio!), esistono o no responsabilità MORALI, CIVILI, POLITICHE?
E’ troppo pensare di chiedere ai capi indegni di rimettere il mandato e far tornare a parlare i cittadini, così volgarmente umiliati da coloro che avrebbero dovuto rappresentarli al meglio?
Ci sono o no responsabilità politiche di chi ha diretto orchestra e coro negli anni immediatamente successivi alla botta del 6 aprile 2009?
Non sono risposte dovute a me, caro Matteo, ma il Tuo partito le deve agli aquilani e agli italiani: perché se son vere le accuse, i soldi frodati sono della collettività!
Ben comprendo che sulla via di Damasco ( da noi si direbbe Camarda) ci sono state folgorazioni in chi Ti riteneva un destro berlusconiano e che oggi è la Tuo fiduciario all’Aquila, ma se vuoi esser credibile, caro Matteo, metti mano alla mannaia, liberati ( e liberaci) dal male, e così sia.
Totò Di Giandomenico
Cittadino senza città