Cineturismo, Lolli: “Valorizzare quello che c’è e attrarre nuove produzioni”. Ma serve personale formato
di Alessio Ludovici | 14 Marzo 2023 @ 06:00 | CULTURA
L’AQUILA – Con Andrea Lolli, ricercatore, parliamo del suo “Cinema e turismo. Dalle Film Commission alle strategie di promozione del territorio (Carocci editore), appena uscito nelle librerie e potenziale testo di riferimento del settore. Un volume per addetti ai lavori ma accessibile e fondamentale anche per amministratori e operatori turistici.
“Lo studio parte nel 2016 e raccoglie tutto il sistema che intreccia turismo, territorio, cinema. L’intento è suggerire delle best pratices”. Ad Andrea chiediamo intanto cos’è il cineturismo. “Cineturismo sono tutte quelle masse di persone che si spostano per vedere una location cinematografica. E’ uno dei settori trainanti del mercato turistico e anche di quello pubblicitario perché il cinema colpisce molto più di uno spot tradizionale. E’ il turismo, la promozione territoriale, attraverso gli audiovisivi”.
Ci sono due aspetti da tenere a mente che possiamo sintetizzare così: “la valorizzazione di quello che hai da una parte, la capacità di attrarre nuove produzioni dall’altra”. In Abruzzo, anche grazie all’attività di Andrea, si stanno muovono i primi passi in questo senso. Le prime movie map, i movie tour e le app dedicate. Gli strumenti nella cassetta degli attrezzi sono questi e i primi passi sul nostro territorio hanno confermato un incredibile interesse dei viaggiatori.
Da location a destination
Non basta dire, in pratica, qui si è girato questo o quel film. La cosa è più complessa e c’è bisogno di attivare tutta una serie servizi. “Bisogna distinguere tra location e destination e puntare a trasformare la prima nella seconda, in un target turistico preciso”. Un esempio, spiega Lolli e ne racconta tanti altri nel suo libro, “è la casa di Montalbano. Un posto che magari non sarebbe mai stato valutato da un punto di vista di target turistico lo diventa proprio grazie al cinema. Il cinema ti da un valore, creare domande, bisogni, immaginari che colpiscono le persone molto più nel profondo di uno spot turistico per promuovere un territorio”.
La gestione dell’incoming
Il successo del cinetrekking del Gran Sasso è stato un piccolo esempio. “I fan club di Bud Spencer contano centinaia di migliaia di iscritti nel nord Europa. Bisogna attrezzarsi però, infrastrutturare l’incoming offrire esperienze che vanno dal semplice merchandising a campagne di comunicazione anche su treni, aerei e autobus.”
Il mercato delle location per attrarre nuove produzioni: “Servono anche posti brutti”
E’ l’altra faccia della medaglia e Lolli ne parla approfonditamente nel testo. “Nel mercato delle location ti devi inserire. Peraltro oggi non esserci costa quanto esserci, basti pensare a quello che è accaduto con la famosa battuta di De Sica”. Fondamentali in questo senso le Film Commission, ci sono esperienze di grande valore in Italia, quella della Puglia o oggi della Calabria. “Noi non dobbiamo fare i cineporti come in Puglia, c’è Cinecittà a un’ora di macchina. Bisogna giocare tra interni ed esterni, creare una sinergia. Le film commissione sono il collante tra le produzioni e il territorio”. Non solo posti belli, servono anche posti brutti specifica Lolli: “Possono essere un vecchio capannone, un’area abbandonata, una cava”.
Investire nella formazione delle maestranze
Anche qui non si può improvvisare. “Le produzioni devono girare nel modo migliore possibile, con i costi più bassi possibili. Se devono portarsi tutto e tutti dietro non gli conviene. Quando vanno sui portali delle film commissione devono sapere esattamente non solo le location disponibili ma anche i servizi a disposizione”. Ecco allora il ruolo centrale della formazione. “Le maestranze devono essere formate, operatori e finanche addestratori di cani, production guide. Va creato un mercato delle competenze a 360 gradi. Crei un mercato delle competenze. Location soprintendenza. “Poi servono spazi, gli enti locali devono mettere a disposizione mezzi e spazi in cui le produzioni possano lavorare e magari fermarsi settimane o mesi”.