Cento inverni e altrettante primavere del Parco Nazionale d’Abruzzo
di Alessio Ludovici | 25 Aprile 2022 @ 06:03 | AMBIENTE
L’AQUILA – Il Parco Nazionale Gran Paradiso e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno festeggiano insieme i cento anni di esistenza con tre giorni di convegni, incontri e approfondimenti dedicati in primis allo sviluppo sostenibile e alla conservazione della biodiversità.
Alla giornata di apertura, all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone” di Roma, anche la visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Un appuntamento importante, in concomitanza con il giorno della Terra, un’occasione di confronto tra parchi, più di 30 gli stand allestiti all’Auditorium, la comunità scientifica e le istituzioni.
Un momento per fare il punto sulla conservazione della natura. La natura, la biodiversità, non sono problemi etici, sono ciò che rendono possibile la vita, anche la nostra. Eppure, globalmente, la situazione non accenna a migliorare. E’ il professor Stefano Mancuso, botanico, a cogliere con sagacia la situazione. “Senza le piante il nostro pianeta assomiglierebbe a Marte” ma, ammonisce, ancora oggi vengono tagliate milioni di piante nelle foreste vergini, “un crimine”. Piante fondamentali per la vita della terra, per il clima, per l’acqua. Negli ultimi 50 anni il numero di animali selvatici sulla terra si è dimezzato, il 96% dei mammiferi è rappresentato da uomini o animali da allevamento, il 70% dei volatili è pollame. Questa è la vera situazione, eppure, senza natura noi semplicemente smetteremmo di esistere. L’Italia è al 22% di aree protette, bisognerebbe almeno arrivare al 30% per raggiugnere gli standard fissati dalla comunità europea. I parchi nazionali da soli, meno del 10% del territorio, smaltiscono quasi un terzo della nostra Co2.
“Nel natale del ’68, con la Missione Apollo 8 – racconta Mancuso – un equipaggio umano viaggia per la prima volta attorno alla Luna, gli astronauti a bordo furono i primi a poter osservare il nostro pianeta dall’esterno, e scattarono una foto celebre, si chiama l’alba della terra vista dalla Luna, la prima foto a colori del nostro pianeta, questa meraviglia colorata nel nero dell’universo. Una foto che ha cambiato tutto, che ci ha restituito il senso un pianeta fragile, e soprattutto verde. Le piante sono l’essenza stessa della natura, abbiamo cambiato la parola con ambiente, ma la natura è qualcosa di molto più complessoderiva dal latino, natus, tutto quello che è nato, e dal greco physis, il principio di tutte le cose, la realtà fondamentale della vita del pianeta.”
Giovanni Cannata, Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha ricordato questo viaggio secolare iniziato nel 1922. Un momento storico per l’Italia. In quell’anno si fece strada per la prima volta un pensiero rivoluzionario, l’idea che la natura avesse un valore in se così in due ex riserve reali di caccia, una sulle Alpi e una sull’Appennino, venivano fondati i primi due parchi nazionali. Due aree che da terreno esclusivo di svago della mobilità diventavano patrimonio della comunità, i loro animali selvatici da nocivi o trofei diventano simboli di un mondo nuovo.
Cento anni di sfide, difficoltà, errori, ma anche grandi successi, i due parchi sono stati il terreno di studio per centinaia di ricercatori, dai loro ecosistemi si è fatta strada una visione globale della natura e della sua complessità come del suo posto nel mondo. “Il tempo ha ha spiegato Cannata – ha messo in evidenza come il binomio tra natura e cultura possa essere il vero patrimonio del nostro paese”.
La storia del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
La prima proposta di istituzione del Parco Nazionale d’Abruzzo fu elaborata nel 1917 dalla Commissione per i Parchi Nazionali della Federazione Pro-Montibus.
Fu nel comune di Opi, uno dei più suggestivi del Parco, che il 2 ottobre 1921 la Federazione Pro Montibus et Silvis di Bologna, guidata dall’illustre zoologo professor Alessandro Ghigi e dal botanico professor Romualdo Pirotta, volle istituire la prima area protetta d’Italia affittando dal comune stesso 500 ettari della Costa Camosciara, nucleo iniziale del Parco, situato nell’alta Val Fondillo, divenuta successivamente una delle valli più famose e frequentate.
Il 25 novembre 1921 ci fu la cerimonia inaugurale e per acclamazione fu costituito l’Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo.
E’ proprio in questo impervio territorio, difficilmente accessibile, dell’Alto Sangro che trovarono rifugio l’Orso bruno marsicano, il Camoscio d’Abruzzo, il Lupo appenninico ed altre specie non meno importanti.
Il 9 settembre del 1922, per iniziativa di un Direttorio Provvisorio presieduto dall’onorevole Erminio Sipari, parlamentare locale e autorevole fondatore del Parco, un’area di 12.000 ettari ricadente nei comuni di Opi, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia de’ Marsi, Lecce dei Marsi, Pescasseroli e Villavallelonga, insieme a una zona marginale di 40.000 ettari di Protezione Esterna, divenne Parco Nazionale alla presenza di tutte le autorità, presso la Fontana di S. Rocco a Pescasseroli, dove resta una lapide corrosa dal tempo a ricordo del famoso evento, con la seguente iscrizione: “Il Parco nazionale d’Abruzzo sorto per la protezione delle silvane bellezze e dei tesori della natura qui inaugurato il IX Sett. MCMXXII”.
Poco più tardi lo Stato italiano, con Decreto Legge dell’11 gennaio 1923, ne riconosceva ufficialmente l’istituzione.