Casette post-sisma, continua la politica del rinvio
di Redazione | 07 Marzo 2020 @ 07:37 | ATTUALITA'L’AQUILA – Continua la politica del rinvio sulla spinosa vicenda delle casette provvisorie nate come funghi durante l’emergenza terremoto del 2009. Sarebbero circa 1.200 in tutto quelle realizzate rispettando l’ormai celebre delibera 58, adottata dal Comune dell’Aquila per consentire a chi fosse rimasto senza casa e avesse la disponibilità di un terreno di realizzarsi una struttura provvisoria rispettando però determinati criteri, mentre secondo alcune stime si arriverebbe a tremila manufatti includendo le casette tirate su, di fatto, abusivamente.
La politica si è sempre divisa tra chi invocava la demolizione senza se e senza ma e chi strizzava l’occhio, persino agli abusivi, per coltivare ampi consensi.
Nel corso degli anni la vicenda, già intrigata, si è arricchita di una giurisprudenza che non sembra aiutare l’amministrazione a sbrogliare la matassa.
Se da un lato, infatti, il Tar sta dando ragione al Comune in quasi tutti i casi che arrivano all’attenzione della magistratura amministrativa, dall’altro, proprio nelle scorse settimane il Consiglio di Stato ha ribaltato una decisione di primo grado salvando dalla demolizione (almeno per ora, visto che la discussione di merito c’è a metà giugno) una struttura realizzata da una ditta edile a Sant’Elia.
Alla base della decisione, il fatto che l’abbattimento avrebbe procurato all’impresa “un pregiudizio grave e irreparabile, rappresentato dalla demolizione del manufatto adibito a sede operativa per lo svolgimento di attività d’impresa”.
Ma qual è l’orientamento dell’amministrazione comunale? “Vogliamo condividere le scelte con tutto il Consiglio comunale e lo faremo in sede di approvazione del piano regolatore” dice Daniele Ferella, assessore all’Urbanistica, che annuncia che lo strumento sarà definito “entro la fine della consiliatura”, che si conclude nel 2022.
L’orientamento, comunque, è quello di fare una distinzione “tra quelli che hanno presentato istanza rispettando la delibera 58 in modo conforme e quelli che non lo hanno fatto – chiarisce Ferella – , non presentandola per niente o presentandola difforme”.
“Sui secondi non c’è modo di ragionare, sono e rimarranno abusivi, non ci sono ad oggi possibilità di sanatoria”, aggiunge l’assessore.
Il Comune, tuttavia, prosegue la politica di tolleranza anche perché l’ispettorato comunale che si occupa di controllare ed eventualmente sanzionare è dotato di sole tre persone e quindi, ammette Ferella, di fatto “agisce solo in caso di denunce”.
Il confronto, in ogni caso, “prosegue con tutte le forze, di maggioranza e di opposizione – dice l’assessore – perché ritengo che il piano regolatore, nell’ambito del quale si deciderà la linea da adottare nei confronti delle strutture realizzate nel rispetto della delibera, ritengo che debba essere di tutti, non solo della maggioranza”.
Tra i criteri dettati dalla delibera 58, ci sono una superficie massima di 95 metri quadrati ed esigenze legate all’emergenza post-terremoto, come quella, ad esempio, di avere la propria abitazione gravemente danneggiata e non avere altre case. Ma anche quello di utilizzare un sito non a rischio dissesto idrogeologico.
Eppure, non sono pochi i casi in cui le casette sono rimaste in piedi anche quando le abitazioni principali sono tornate agibili, dopo le ristrutturazioni, o sono sorte in aree soggette ad esondazioni. (m.sig.)