Case per sfollati, in Regione iter di acquisizione bloccato da due anni

di Marco Signori | 02 Marzo 2020 @ 06:00 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Settanta appartamenti immediatamente disponibili nell’Aquilano per le famiglie che a causa del terremoto del 2016 ancora si trovano in alloggi di fortuna, moduli provvisori o abitazioni distanti dalla propria, che a causa dei tempi della burocrazia e delle lungaggini politiche ancora non riescono ad essere utilizzati, con un serio rischio di fallimento per cinque imprese di costruzioni, oltre che un notevole disagio per gli sfollati.

La vicenda inizia nel febbraio 2017, quando con un decreto legge viene data la possibilità alla Regione Abruzzo di individuare e acquistare gli immobili e metterli a disposizione della Protezione civile per le emergenze abitative.

Nell’aprile dello stesso anno viene pubblicato l’avviso di manifestazione di interesse e dopo ben 470 sopralluoghi vengono individuate le unità immobiliari idonee, tutti appartamenti nuovissimi, appena finiti di realizzare, che la Regione può e deve acquisire dai privati, in gran parte imprese, e stilata una graduatoria.

Si tratta di 70 appartamenti in provincia dell’Aquila, 53 nel capoluogo, 15 a Pizzoli e 2 a Scoppito, 2 in provincia di Pescara e 254 in provincia di Teramo, per un impegno di spesa pubblica di circa 51 milioni di euro, contro cui puntò l’indice il Movimento cinque stelle che denunciò un’acquisto a un prezzo superiore a quello di mercato.

In provincia dell’Aquila le acquisizioni non sono mai partite. Da quanto si apprende ad allungare i tempi contribuirebbero i sindaci dei comuni maggiormente colpiti dai terremoti del 2016 e 2017, quindi quelli dell’Alta Valle dell’Aterno, che per timore di ulteriore spopolamento dei propri paesi avrebbero più volte disertato le riunioni decisive per la formalizzazione delle procedure.

Gli appartamenti si trovano infatti in gran parte all’Aquila e la loro messa a disposizione comporterebbe il trasferimento delle famiglie che attualmente si trovano ospitate, ad esempio, nei map dei paesi montani.

L’operazione immobiliare rappresenterebbe anche una boccata d’ossigeno per le imprese, molte delle quali con forti difficoltà economiche causate proprio dalla mancata vendita degli alloggi.

Emblematico il caso di una cooperativa edilizia, che ha sollecitato, invano, il dipartimento regionale della Protezione civile: “Non disponendo di mezzi economici-finanziari propri, com’è facile intuire, per la realizzazione degli immobili in argomento – ha scritto nella missiva – abbiamo dovuto sottoscrivere un mutuo fondiario che, contrattualmente, costa più del 4% di interessi di prefinanziamento. Ciò comporta un esborso semestrale che si aggira su 70 mila euro circa”.

È per questo che la richiesta della cooperativa, analoga a quella di altre aziende, è quella di “procedere, senza ulteriori indugi, alla stipula degli atti pubblici di acquisto degli alloggi, onde evitare il default o addirittura il fallimento di tutti gli operatori coinvolti”.

Sulla questione, le bocche in Regione restano cucitissime, a dimostrazione di evidente imbarazzo: impossibile ottenere una dichiarazione del presidente Marco Marsilio di Fratelli d’Italia, titolare della delega alla Protezione civile, ma anche del dirigente del settore Protezione civile ed emergenze, Silvio Liberatore.


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