Candidatura Unesco del progetto “Il Paesaggio Culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale”
Il monachesimo benedettino rimane a pieno titolo una pagina illustre della storia abruzzese
di Fausto D'Addario | 22 Febbraio 2023 @ 05:13 | I LUOGHI DELLO SPIRITO
La candidatura nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco del progetto riguardante “il Paesaggio Culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievale” nasce dal desiderio di riconoscere il contributo fondamentale del monachesimo benedettino e sull’eredità culturale e spirituale alle origini dell’Europa moderna. La proposta riguarda otto insediamenti benedettini italiani, localizzati principalmente nel centro-sud: Subiaco (Roma), Montecassino (Frosinone), Farfa (Rieti), San Vincenzo al Volturno (Isernia), San Vittore alle Chiuse (Ancona), Sant’Angelo in Formis (Caserta); per il nord la Sacra di San Michele (Torino) e San Pietro al Monte (Lecco).
Il progetto è diviso in tre fasi: la prima è stata l’inserimento del sito -inteso come fenomeno culturale e complessi monumentali da esso derivati – nella cosiddetta Tentative List, cioè la lista propositiva, recepita dalla Commissione UNESCO il 18 Marzo del 2016. La seconda fase prevede un dossier di candidatura e lo sviluppo di un Piano di Gestione integrata del sito, basandosi sui criteri e sulle linee guida forniti dall’UNESCO. Infine la terza fase, cioè il momento attuativo della gestione e della valorizzazione del futuro sito UNESCO.
Nel primo incontro tenutosi a novembre 2022 tra il Politecnico di Torino e la Fondazione comunitaria Lecchese hanno posto la loro adesione nove atenei italiani, tra cui La Sapienza, la Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’università dei benedettini a Roma, il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. A ciò è seguita la recente decisione di siglare il nuovo protocollo nella sede dell’Istituto Treccani il 6 febbraio, incontro tenutosi a cura del referente scientifico del progetto di candidatura, Ruggero Longo. Ora, entro marzo, i sindaci dei nove comuni interessati elaboreranno entro un protocollo di azioni coordinate per l’avanzamento e la promozione del progetto.
La candidatura UNESCO degli insediamenti benedettini altomedievali vuole ripercorrere idealmente l’inizio di un cammino che, a partire dall’esperienza spirituale del giovane Benedetto, nato a Norcia nel 480, da Subiaco prima e Montecassino poi, ha avviato un fenomeno spirituale, culturale e materiale che ha attraversato e continua ad attraversare l’Europa e il mondo.
Con la croce, cioè con il vangelo, con il libro, ossia con la diffusione della cultura e dell’arte, e con l’aratro, cioè con la coltivazione dei campi e la trasformazione del paesaggio, San Benedetto e i suoi seguaci hanno costruito le basi dell’Europe medievale e moderna, unendo la preghiera al lavoro materiale, secondo il famoso motto “ora et labora”. Non a caso il santo di Norcia è stato proclamato da Papa Paolo VI patrono d’Europa il 24 ottobre 1964.
La realtà più vicina all’Abruzzo nella lista è il monastero di San Vincenzo al Volturno in Molise, in provincia di Isernia, reso celebre dalla visita dal fatto che fu visitata da Carlo Magno e da Ludovico il Pio. In realtà nella nostra regione la diffusione della civiltà monastica benedettina è stata capillare: dal secolo VIII, raggiunse il suo splendore tra l’XI e il XII secolo. L’Abruzzo divenne per secoli, grazie alla sua posizione strategica e di frontiera, quasi terra di conquista da parte di alcuni di quei grandi monasteri elencati nel progetto, cioè Montecassino, San Vincenzo al Volturno, Farfa e Subiaco, che acquisirono con i loro estesi possedimenti fondiari il controllo di buona parte del territorio. Incalcolabile è stata l’importanza del ruolo dei monasteri nel mutamento degli insediamenti e del paesaggio, con la fondazione di nuovi centri o lo sviluppo di siti preesistenti e nel contribuire largamente alla cura delle anime, acquisendo e fondando chiese, dipendenze, oratori e nuovi edifici religiosi all’interno dei loro possedimenti.
Le più belle testimonianze monastiche ancora presenti in Abruzzo sono dovute proprio all’attività silenziosa, ma operosa di questi monaci: San Pietro ad Oratorium presso Capestrano in provincia dell’Aquila; San Liberatore a Maiella a Serramonacesca e San Clemente a Casauria, quest’ultima voluta dall’imperatore Ludovico II, entrambi in provincia di Pescara; la badia di San Giovanni in Venere a Fossacesia, in provincia di Chieti, che la tradizione fa risalire a Martino, un discepolo di San Benedetto; Santa Maria di Propezzano a Morro d’Oro e San Pietro di Campovalano a Campli, in provincia di Teramo. Se nessun monastero del nostro territorio è per il momento rientrato nel progetto di candidatura UNESCO, tuttavia il monachesimo benedettino rimane a pieno titolo una pagina illustre della storia abruzzese.