Bonus spesa, Italia viva: “Comune L’Aquila esclude gli stranieri”
di Redazione | 04 Aprile 2020 @ 17:47 | ATTUALITA'
L’AQUILA – “La discriminazione nell’erogazione degli aiuti per l’emergenza da parte dell’amministrazione comunale è ingiusta e in contrasto con le vigenti norme di legge. I buoni spesa devono essere rivolti a tutti coloro che hanno subito gli effetti dell’emergenza, indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno, dalla durata della permanenza precedente sul territorio”.
Così in una nota i consiglieri comunali dell’Aquila Paolo Romano, Elisabetta Vicini ed Edlira Banushaj (consigliere straniero) di Italia Viva, che denunciano come “l’amministrazione comunale ha deliberato l’esclusione dagli aiuti degli stranieri non titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato”.
“Questi sono interventi straordinari destinati alla sussistenza della popolazione con fragilità provocate dall’emergenza. In quanto tali, devono essere rivolti a tutti coloro che appartengono a una comunità territoriale e hanno subito gli effetti di tale situazione”, fanno osservare i consiglieri.
“In particolare, per quanto riguarda i titoli di soggiorno, va ricordato che gli artt. 2, 41 e 43 del Testo Unico dell’ immigrazione, oltre a varie direttive dell’Unione Europea, garantiscono la parità di trattamento con gli italiani nell’accesso alle prestazioni di assistenza sociale a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti, anche se titolari di un permesso di soggiorno per famiglia, lavoro o protezione internazionale; pertanto non è consentito ai Comuni operare distinzioni”.
“Quanto agli stranieri privi di titolo di soggiorno, va tenuto conto che in questa particolare situazione essi non hanno alcuna possibilità di lasciare il nostro paese stante il blocco della mobilità internazionale e l’indisponibilità dei paesi di origine a riammetterli nel territorio. Si tratta dunque di persone ‘irregolari’, ma di fatto costrette a restare e di persone che, a causa dell’emergenza, hanno dovuto abbandonare i loro lavori seppur in nero (come ad esempio quello di badante) subendo le conseguenze più immediate e pesanti del blocco. Non vi è dunque alcun motivo per escluderli dall’aiuto assegnato a titolo di ‘solidarietà alimentare'”, fanno osservare Romano, Vicini e Banushaj.
“Infine, quanto al requisito della residenza nel Comune, lo stesso non deve essere considerato (né per gli italiani, né per gli stranieri) come residenza anagrafica, pena l’esclusione dei soggetti senza fissa dimora che sono anch’essi in condizione di particolare bisogno o dei richiedenti asilo che, in conseguenza dell’entrata in vigore del primo decreto sicurezza, non vengono iscritti all’anagrafe dalla maggior parte dei Comuni, pur avendo comunque diritto, ai sensi dell’art. 13 D.L. 113 convertito in l. 132/2018, ad accedere ai servizi erogati sul territorio”.
“Per questi motivi chiediamo che i criteri di ripartizione dei contributi per l’emergenza Covid tengano conto dei seguenti criteri: includere in ogni caso tutti i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti, anche se titolari di un permesso di soggiorno breve, per non incorrere in violazioni delle norme di legge in materia provocando, oltre che una palese ingiustizia, un inevitabile contenzioso giudiziario; includere in ogni caso gli stranieri nella fase di rinnovo del permesso di soggiorno, tenendo conto che tutti i permessi in corso sono prorogati fino al 15.6.2020 (art. 103 DL 18/2020); includere anche gli stranieri privi di titolo di soggiorno, facendo riferimento al domicilio nell’ambito comunale sulla base delle informazioni reperibili anche tramite i servizi sociali; includere coloro che (italiani o stranieri) risultino privi di iscrizione all’anagrafe pur essendo effettivamente domiciliati nel Comune”.
“Il virus non conosce confini e steccati: non bisogna ricrearli all’interno della nostra comunità locale; bisogna invece valorizzare il patrimonio di solidarietà e di coesione sociale che abbiamo sperimentato in queste settimane”, concludono i tre consiglieri.