Bonus per bisognosi, associazioni: illegittima esclusione stranieri della Regione
di Redazione | 21 Aprile 2020 @ 16:23 | ATTUALITA'
L’AQUILA – L’esclusione dei cittadini extracomunitari dal contributo per l’acquisto di beni di prima necessità destinato ai nuclei familiari in condizione di particolare disagio è illegittima. Lo sostiene un gruppo di associazioni e la Cgil che hanno scritto all’assessore regionale Piero Fioretti e al direttore regionale Claudio Di Giampietro.
Nel mirino di Asgi, Arci, Cgil, Cnca e Legacoop la deliberazione di giunta regionale n. 193 del 10 aprile scorso che individua “tra i requisiti di accesso al contributo, la residenza nella regione Abruzzo in modo continuativo e la cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea, ovvero condizione di stranieri titolari di permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo ai sensi del dlgs 8.1.07 n. 3 (….), o di stranieri regolarmente soggiornanti in possesso di permesso di soggiorno almeno biennale e che esercitano una regolare attività di lavoro subordinato o di lavoro autonomo”.
“Tali requisiti”, affermano Valerio Antonio Tiberio dell’Arci, Carmine Ranieri della Cgil, Marcello Impagnatiello per Cnca e Leopoldo De Lucia per Legacoop, “comportano l’esclusione di numerosi cittadini stranieri e la delibera è dunque illegittima per violazione di numerose norme”.
“In particolare è in contrasto con lo stesso art. 1, comma 2 L.R. 9/2020 che individua i destinatari delle misure di sostegno nelle ‘persone fisiche e nuclei familiari a rischio di esclusione sociale per effetto dei provvedimenti in materia di sicurezza sanitaria di cui al comma 1’, senza prevedere alcun requisito di cittadinanza o titolo di soggiorno. Essendo volta a disciplinare una prestazione per ‘l’acquisto di beni di prima necessità’ ( come recita la legge regionale, evidenziando quindi la connessione con esigenze minime di sopravvivenza) la previsione è in contrasto con l’art. 2, comma 1, TU immigrazione a norma del quale ‘Allo straniero comunque presente alla frontiera o nel territorio dello Stato sono riconosciuti i diritti fondamentali della persona umana’, tra i quali rientra sicuramente il diritto a un aiuto sociale minimo in situazione di emergenza. In ogni caso, la previsione è in contrasto con l’art.41 TU immigrazione che garantisce parità di trattamento a tutti gli stranieri con permesso di soggiorno di almeno un anno nell’accesso a tutte le prestazioni sociali ‘incluse quelle per gli indigenti’: e tra queste sicuramente rientrano anche quelle in esame. È altresì in contrasto con l’art. 27 d.lgs. 251/05 che garantisce parità di trattamento nell’assistenza sociale ai titolari di protezione internazionale e con l’art. 5 d.lgs. 142/15 che garantisce ai richiedenti asilo, nel luogo di domicilio, l’erogazione dei servizi ‘comunque erogati sul territorio’. Infine, è introdotta reiterando una norma (il permesso biennale e lo svolgimento di attività lavorativa) contenuta nel TU immigrazione (art. 40, comma 6) per l’accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica e che dunque non ha alcuna connessione con l’intervento di cui si tratta. Tanto è vero che, proprio con riguardo ai titolari di permesso biennale, emerge un ulteriore profilo di incongruità: la condizione di lavoratore subordinato costituisce da un lato un requisito di accesso e dall’altro una causa di esclusione dal contributo”.
“Peraltro” fanno osservare associazioni e sindacato, anche a prescindere da questi insuperabili riferimenti normativi che la Regione è tenuta a rispettare, la disciplina introdotta ci pare in contrasto con esigenze minime di equità, di ragionevolezza e di buona amministrazione, trattandosi infatti di un intervento emergenziale volto a rispondere alle difficoltà contingenti derivanti dalla pandemia, deve inevitabilmente essere rivolto a tutti coloro che abbiano subito gli effetti della stessa, indipendentemente dalla nazionalità e dal titolo di soggiorno. La scelta della Regione di inserire, in violazione di legge e in una situazione di emergenza che dovrebbe sollecitare una maggiore solidarietà, criteri volti a creare divisione tra gruppi sociali, appare davvero inaccettabile”.