Il “Gran Consiglio”, convocato dal presidente Benedetti, si è riunito solennemente a Roma nella piazza in cui erano affluiti tanti aquilani. Devo ammettere che mai si era vista tanta gente alle sedute del Consiglio Comunale nella sede istituzionale aquilana.
Consiglieri, sindaco e assessori, tutti tirati a lucido, per richiamare l’attenzione, un fiume di lavanda che ha profumato l’aria come nelle fresche giornate primaverili tipicamente romane.
Forse alcuni avevano pensato di partecipare ad una passerella. Invece, ai pochi curiosi romani ed ai tanti turisti, è sembrata più una esposizione di tanti balocchi. Dagli ex parlamentari, meglio ancora le vecchie glorie, come amano autodefinirsi, i cui discorsi sono ormai ciclostilati e si potrebbero registrare e trasmettere ad ogni occasione alla quale prendono parte. Di costruttivo, di concreto, non contengono nulla.
La seconda ondata è interamente dedicata a coloro che navigano indisturbati sul grande transatlantico parlamentare. Vogliono la massima attenzione, la più assoluta dedizione, perché il contenuto dei discorsi dovrebbe essere impregnato di concretezze, di lungimiranza, di tattilità politica. Invece, il più delle volte sono stati pieni di vacuità e di millanterie.
Il popolo che, spesso, appare alquanto distratto sulla materia, questa volta ha rilevato la difformità delle promesse, delle chiacchiere, con la realtà dei fatti vissuti, delle situazioni attuali e delle prospettive future. Perciò, a mio giudizio, ha rumoreggiato a pieno diritto, sentendosi turlupinato e, soprattutto, vessato dalle continue promesse. Ritardi, rinvii e adozione di provvedimenti tampone che non consentono di rialzare la testa per cercare di risollevare le sorti dell’economia locale.
Qualche fischio fa perdere le staffe al senatore e coordinatore regionale del PDL, il quale si è scagliato, in maniera inqualificabile, contro il Sindaco dell’Aquila che, guarda caso, in quel momento era assente.
Un sindaco, un senatore, un coordinatore politico, dovrebbe essere il simbolo dell’eloquenza e delle buone maniere. In breve, dovrebbe essere un buon incassatore anche di negative esperienze, che, con la dovuta capacità, ammesso che se ne abbia, dovrebbero essere trasformate in perfetta positività. Invece, guardate che cosa è avvenuto sotto gli occhi degli stranieri e degli italiani. Qualcuno ha potuto pensare che lo stesso atteggiamento possa essere seguito anche all’interno del Parlamento con questa desumibile morale: “ecco perché non vanno bene le cose”!
A prescindere da questo specifico atteggiamento, più o meno spocchioso, le affermazioni del coordinatore regionale PDL sono state veramente paradossali, soprattutto perché non ha saputo valutare l’importanza delle stesse e la ricaduta che le medesime possono avere su altri episodi verificatisi sul territorio.
“Cialente è un incapace”. Lo ha ripetuto più volte scandendo anche le sillabe. I risvolti di questa affermazione sono strettamente personali, per cui non intendo entrare minimamente nel merito. Voglio, però, entrare nel merito dell’altro discorso, nel quale il coordinatore, molto inopportunamente, ha detto testualmente che “Cialente deve dimettersi da Vice Commissario della ricostruzione” in quanto incompatibile con le funzioni di sindaco. Condivido perfettamente l’indirizzo del coordinatore. Lo condivido a tal punto che vorrei ricordare al senatore che, prima di Cialente dovrebbe dimettersi proprio Chiodi, quale Commissario della ricostruzione, per lo stesso grado di incompatibilità, se non addirittura maggiore.
Il Presidente della Regione dovrebbe preoccuparsi o no dell’economia del territorio amministrato? Oppure la Provincia dell’Aquila, meglio ancora l’area del cratere non fa parte della Regione Abruzzo? Che questa teoria vada prendendo sempre più corpo lo si deduce da tutti gli interventi del coordinatore, il quale dispone che il Consiglio Provinciale si debba riunire, in forma nomade, una volta a L’Aquila, un’altra ad Avezzano ed ancora a Celano, Cerchio, Pescina, Collarmele, Trasacco, ecc. Mi viene un dubbio. Il coordinatore avrà mai letto lo Statuto della Provincia? Credo proprio di no!
Se non dovesse bastare l’incompatibilità di Commissario della ricostruzione con quella di Presidente della Regione, il senatore vorrebbe spiegare fortemente ai cittadini abruzzesi come possa essere compatibile la carica di Commissario per il risanamento del “baratro” della sanità con la gestione della materia di squisita competenza della Regione di cui, solo per caso, Chiodi ne è anche Presidente? Per ora mi fermo qui. Vorrei conoscere doverosamente le delucidazioni del coordinatore, a cui vorrei solo ricordare che in questo caso la risposta è un obbligo, non un semplice optional.
di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore – IlCapoluogo.it]