Arta, a Bussi rinvenuti arsenico, piombo e mercurio
di Redazione | 09 Giugno 2023 @ 12:32 | ATTUALITA'
CHIETI – Il direttore generale dell’Agenzia regionale per la tutela dell’Ambiente (Arta), Maurizio Dionisio, ha presentato la relazione introduttiva del convegno tecnico tenutosi nella sede del distretto di Chieti, riguardante il Piano di caratterizzazione condotto sulle aree pubbliche del Sito d’interesse nazionale (Sin) di Bussi sul Tirino (Pescara). La relazione ha evidenziato la presenza di arsenico, piombo e mercurio in concentrazioni superiori a quelle previste dalla legge, in particolare per il mercurio nei sedimenti fluviali fino a quattro metri di profondità. Il Sin di Bussi sul Tirino, che ospita il polo industriale più antico dell’Abruzzo, è stato oggetto di un’indagine di due anni, che ha coinvolto dieci comuni delle province di Chieti e Pescara, su un’area di 235 ettari estesa per oltre 9 chilometri. Durante il convegno, sono state presentate le relazioni di esperti del settore e dell’assessore regionale all’Ambiente, Nicola Campitelli. L’obiettivo è quello di sviluppare un nuovo modello che concili il risanamento con la rigenerazione ambientale, sociale ed economica, riconoscendo che la bonifica di Bussi rappresenta la madre di tutte le bonifiche in Abruzzo. L’area di indagine comprendeva i territori dei comuni di Bussi sul Tirino, Popoli, Tocco da Casauria, Castiglione a Casauria, Bolognano, Torre de’ Passeri, Alanno, Scafa, Manoppello e Rosciano, in provincia di Pescara, e Chieti. Il campionamento è stato effettuato su diverse tipologie di campioni, tra cui terreni di sondaggio e trincea, top soli, sedimenti fluviali, rifiuti interrati e in alveo, acque superficiali e sotterranee, tronchetti nell’ambito delle attività di phytoscreening e di soli gas. I risultati della relazione finale sono stati consegnati al Ministero e alla Regione Abruzzo. Nonostante ciò, il sito di interesse comunitario di 232 ettari non ha ancora una perimetrazione completa e mancano ancora analisi delle sostanze e l’individuazione dei responsabili. Inoltre, non esiste uno studio epidemiologico aggiornato e completo sugli effetti per la salute delle circa 400.000 persone che vivono sul territorio e hanno bevuto per anni l’acqua contaminata delle falde.