Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta dell’economista aquilano Antonio Porto, al Presidente Repubblica, Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio, Mario Monti.
Io sottoscritto Antonio Porto, nato a …. , il………, residente in L’Aquila in Via……….,
Tenuto conto che ho concesso alle Istituzioni, ai partiti, ai sindacati, ai cittadini tutto il credito che potevo concedere e non posso accordarne altro, poiché significherebbe indebitarmi con la mia coscienza;
Ribadito che lo spread tra la mia dignità e la realtà nazionale è OFF LIMTS;
Considerato lo spregio nei confronti dei risultati referendari, che mortifica e uccide la democrazia e la sovranità, che la costituzione attribuisce al popolo;
Visto che non ho contribuito a produrre lo sfascio sociale e questo sistema, che non intendo sostenere, né accettare. (Riformismo, cambiamento, sono parole tradite e svuotate e non indicano più percorsi virtuosi);
Preso atto che la delega passiva ha preso il sopravvento su quella attiva, la cui priorità è segno di civiltà democratica e di garanzia costituzionale;
Considerato che questo Paese è irriformabile e che il suo acronimo ha assunto i seguenti significati:
I : istituzioni (elefantiache, corporative, chiuse)
T: truccate (leggi elettorali centrali e regionali – listino, depotenziamento degli istituti di democrazia diretta)
A: arcaiche (senatori a vita, uso del potere, casta, delegante subordinato al delegato)
L : logore (governo, partiti, enti locali, sindacati)
I : incivili (lavoro “market oriented”, disuguaglianze, evasione fiscale, privilegi)
A: anacronistiche (immobilismo, assenza di rinnovamento, scarico di responsabilità);
– Osservato che i partiti che vincono le elezioni non governano e non sanno affrontare i problemi sia sociali, sia quelli che la globalizzazione induce, evidenziando così la loro crisi;
– Visto che negli ultimi venti anni si è operato per sostituire la morale individuale con quella collettiva, che si concretizza nelle leggi, minando così il senso di legalità;
– Vista l’assenza di segnali di svolta seri e non di facciata;
– Preso atto che la ricostruzione dell’Aquila non è una priorità né nazionale, né regionale;
– Considerato che si può migrare non solo per trovare lavoro, ma anche per ricercare democrazia, senso civico, etica, legalità, equità, dignità, parità di diritti, centralità del cittadino;
– Avendo deciso di rinunciare ai miei diritti politici ed alla cittadinanza,
CHIEDO
che Lei mi indichi la procedura amministrativa da seguire per avanzare la richiesta di dimissione da italiano.
La motivazione dell’istanza può essere cercata nei media che quotidianamente mettono in luce le difficoltà della maggior parte della popolazione. Accanto a notizie di comportamenti individuali, spesso virtuosi, conosciamo prevaricazioni, mafie, caste, violazione del diritto al lavoro ed alla dignità, esercizio di poteri a danno della collettività e della democrazia, ipocrisia della classe politica, corruzione dilagante, assenza di strategie di rinnovamento, mancanza di interlocutori seri con i quali confrontarsi per cambiare, taglio della spesa del budget familiare come unica strategia, furbizia come connotazione del carattere nazionale,
Consapevole di rinunciare alla nazionalità, sollecito una risposta nel merito.
L’Aquila 10 maggio 2012 Antonio Porto