Ansia, isolamento e disgregazione: i consigli della psicoterapeuta per gli adolescenti in quarantena

di Mariangela Speranza | 26 Marzo 2020 @ 07:11 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – In questo momento di emergenza, per gli adolescenti dover rimanere isolati in casa rappresenta un vero e proprio sacrificio. Soprattutto per chi era abituato a tanti impegni quotidiani, in compagnia di decine di coetanei.

Tanti aspetti della vita sono infatti cambiati all’improvviso e adattarsi alle novità non è sempre facile, soprattutto in periodi difficili come quello che tutto il mondo sta vivendo. Come fare allora a creare una nuova dimensione di benessere in questa situazione? Come stare vicino ai più giovani?

L’Aquila Blog lo ha chiesto alla psicoterapeuta aquilana specializzata in adolescenza, Valentina Mellone.

Quali sono le conseguenze dell’emergenza e della quarantena sugli adolescenti?

L’emergenza a cui assistiamo rappresenta una situazione eccezionale che sta portando a un radicale cambiamento in moltissimi ambiti della vita, comprese quelle abitudini che fino a pochi giorni fa sembravano irrinunciabili. In questo momento, la necessità di restare a casa e l’incertezza per il futuro sono fattori che inducono a un generale senso di disorientamento e a sperimentare frequentemente emozioni negative come ansia e paura, frustrazione, tristezza, solitudine e impotenza, alle quali ognuno reagisce diversamente. Credo sia importante ricordarci che gli effetti dell’emergenza che stiamo osservando in questi giorni sono differenti a seconda non solo della storia e delle caratteristiche personali, ma anche dello specifico contesto familiare e sociale di ciascun adolescente. Quello che possiamo affermare con certezza è che la quarantena sta causando una profonda disorganizzazione nella vita dei ragazzi e degli adulti. La chiusura delle scuole rappresenta un importante elemento di disgregazione, perché con essa viene a mancare una sorta di “struttura mentale”. Quando vanno a scuola, infatti, i ragazzi hanno la certezza di sapere come verrà scandita la giornata: ci sono orari stabili, come la sveglia delle 7, e luoghi ricorrenti, ci sono sfide e obiettivi quotidiani, ad esempio la preparazione per un’interrogazione oppure il corso di musica dopo la scuola, e soprattutto c’è la possibilità di incontrare l’altro, di interagire con i coetanei in una palestra relazionale che durante l’adolescenza rappresenta un vero e proprio bisogno evolutivo.Il senso di isolamento dei ragazzi sembra essere solo in parte controbilanciato dalla tecnologia, che anche prima dell’emergenza rappresentava un canale importante di comunicazione e relazione.

Quali sono le conseguenze sugli adolescenti di una diffusione errata del tema dell’emergenza dai parte dei media? 

Gli adolescenti spesso utilizzano i social come canale preferenziale di informazione, anche se alcune notizie che circolano su di essi possono riportare notizie incomplete, eccessive o inesatte. Inoltre, non vi sono limiti temporali sul web, portando le persone a fare “abbuffate mediatiche”, a tutte le ore del giorno.Tutto ciò può contribuire ad alimentare una spirale negativa di emozioni quali ansia, paura, impotenza, tristezza oppure, al contrario, sentimenti di indifferenza, diniego, diffidenza, con il rischio di non riuscire più a distinguere i pericoli oggettivi. Gli adulti possono aiutare i ragazzi spiegando loro le indicazioni che sono già state fornite da molti operatori della salute mentale: scegliere uno o due momenti della giornata in cui informarsi sulla situazione Covid19, e farlo attraverso canali attendibili, come quello dell’Istituto Superiore di Sanità, senza eccedere nella ricerca compulsiva di notizie e senza focalizzare tutto il tempo della giornata. Il ruolo dei genitori e degli insegnanti è anche questo: supportare i ragazzi nel processo di adattamento alla situazione, utilizzando strategie più efficaci.

Quali sono invece le conseguenze dell’emergenza sulle dinamiche relazionali degli adolescenti?

Durante l’adolescenza avviene un naturale processo di ridefinizione delle relazioni, per cui i ragazzi tendono a separarsi sempre più dalle figure genitoriali per investire maggiormente nel rapporto con i coetanei. Attenzione, questo non vuol dire che i ragazzi adolescenti siano totalmente indipendenti dalle figure adulte, che restano comunque un punto di riferimento – anche emotivo-, soprattutto nei momenti di disagio, pericolo o paura. In questi giorni i ragazzi si ritrovano così tanto a stretto contatto con i familiari, 24 ore su 24, da percepire una vera e propria perdita della privacy,di cui hanno naturalmente bisogno. Si possono verificare tensioni in più rispetto a quanto accadrebbe in una situazione normale: se da un lato i bisogni di autonomia e separazione degli adolescenti vanno compresi e rispettati, ad esempio lasciandoli tranquilli quando sono per qualche ora chiusi in camera o al telefono con gli amici, dall’altro è importante coinvolgerli in attività non solo piacevoli ma ancheutili, assegnando loro delle mansioni funzionali alla nuova organizzazione familiare, valorizzando quando possibile le loro capacità. Rispetto ai rapporti con i coetanei, è bene considerare che sebbene i nativi digitali abbiano una grande esperienza nella comunicazione virtuale attraverso i social, essa non sostituisce totalmente le relazioni “reali”. Sempre più ragazzi si ritrovano online con la speranza di potersi riunire in luoghi fisici, dei quali sentono la mancanza.

Quanto i social influiscono negativamente?

Ancora non sono chiari con certezza gli effetti dei social sui ragazzi in questo periodo. A mio avviso, in questo momento sono da considerare una risorsa preziosa, anche se un uso scorretto può comportare conseguenze negative. Ad esempio, chattare tutta la notte, come nel fenomeno del vamping così diffuso tra i giovanissimi, può influire sul ritmo sonno-veglia, rendendo i ragazzi più irritabili e meno energici durante il giorno. Un altro problema legato all’uso scorretto dei social è la sovraesposizione alle informazioni, spesso non filtrate, che alimenta vissuti negativi. I social, inoltre, prediligono un canale che non permette il contatto oculare né l’osservazione di feedback corporei dell’interlocutore, elementi fondamentali per comprendere ciò che prova e pensa chi abbiamo davanti. Questa limitazione della capacità empatica rischia di esporli a conversazioni poco limpide, soddisfacenti e di scarsa qualità. Un altro rischio dei social è l’onnipresente questione della privacy, della reputazione online e persino del cyberbullismo: è importante ricordare ai ragazzi che ciò che entra nel web, rimane sul web, e che mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di rispettarci. Infine, va detto che l’uso eccessivo dei social e, in generale, dello smartphone o del Pc, può indurre i ragazzi a sviluppare una vera e propria dipendenza da essi.

Come si può reagire?

Conservare una “normalità” durante questi giorni di quarantena può aiutare i ragazzi a superare questo difficile momento, e a restare ancorati alla realtà: evitare quindi di svegliarsi troppo tardi nei giorni feriali, magari impostando una sveglia non oltre le 10-11 di mattina, e dedicare del tempo alle quotidiane attività di studio, sportive e ludiche o piacevoli, come le videochiamate con gli amici, è sicuramente un buon punto di partenza per mantenere un benessere psico-fisico. Per quanto riguarda le dinamiche relazionali “in quarantena”, gli adolescenti vanno compresi e rispettati nel loro bisogno di privacy e autonomia, soprattutto se ci accorgiamo che sono tesi, e allo stesso tempo incitati a cooperare in famiglia e a partecipare alle attività di casa – che siano utili o piacevoli, anche per far sentire loro il supporto e la presenza dei loro cari. In altre parole, proviamo a “mediare” con i ragazzi, ridefinendo la loro partecipazione alla vita familiare e stabilendo delle regole chiare e coerenti a seconda dell’età. Un’altra cosa importante è valorizzare le competenze tecnologiche dei ragazzi, che possono per esempio farci conoscere app utilissime e metterci in video chiamata con altri parenti e amici lontani, abilità preziose in questa particolare situazione. Bisogna però limitare l’uso dello smartphone per i rischi legati all’iperconnessione e alla dipendenza. In questo senso, può essere utile osservare piccoli accorgimenti, come ad esempio quello di spegnere lo smartphone di notte, oppure mentre si studia.

A proposito di soluzioni, sto curando insieme ad alcune colleghe con cui collaboro presso il centro clinico Terre una rubrica dedicata agli adolescenti dal titolo #QuarantenainPillole: qui i ragazzi potranno affrontare argomenti delicati e beneficiare di indicazioni pratiche in tema di alimentazione, sonno, amore a distanza, conflitti e litigi, ansia, convivenza in famiglia, sensazione di essere in prigione ecc. Un’altra attività che sto svolgendo con i colleghi dello studio Psiconet di Roma è il servizio di supporto psicologico a distanza, per cui offriamo la possibilità a chiunque ne senta il bisogno di usufruire di un colloquio completamente gratuito tramite telefono o videochiamata.


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