Ance, lo sfogo di Cicchetti: una parola di meno da chi non vive quotidianamente in mezzo a questo terribile asse cartesiano
di Redazione | 03 Maggio 2020 @ 17:17 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Raccogliamo e pubblichiamo lo sfogo del presidente dell’Ance L’Aquila, Adolfo Cicchetti, sul suo profilo Facebook in un periodo particolarmente convulso per i costruttori, alla vigilia dell’apertura dei cantieri.
Negli ultimi giorni, a seguito l’ordinanza del Sindaco della nostra città, la mia figura di presidente di Ance L’Aquila è oggetto di attacco, invettive, analisi strampalate, cattiverie e, tristemente, sfogatoio di frustrazioni e ripicche relative ad altre situazioni, da parte di colleghi non afferenti al nostro sistema provinciale.
Mi viene imputato, in un miscuglio scomposto di parole senza senso, di non aver adeguatamente attaccato mediaticamente l’ordinanza non nel senso, tantomeno nella tempistica (argomentazione condivisibile) ma nel merito. Mi si imputa, per semplificare, di aver inteso la mia città, il mio territorio, non come un grande cantiere dal quale trarre profitto ma invece come un insieme di persone, di vite, di storie, di percorsi, di timori in questo particolare momento.
La preoccupazione sui cantieri della ricostruzione, sulla notevole quantità di maestranze, tecnici, datori di lavori che si riverseranno sul nostro territorio è innanzitutto la mia, la nostra ed è oggetto di continui ragionamenti all’interno del nostro sistema provinciale. Perché prima che imprenditori siamo cittadini di questo territorio. Qui vivono i nostri genitori e i nostri figli. Ragionamenti, dicevo, che paradossalmente facciamo anche per quanto non ci riguarda, poiché, vale bene chiarirlo ancora una volta, l’Ance L’Aquila è affidataria, ahimè, di circa un terzo della ricostruzione del nostro territorio. La restante parte si è ritenuto giusto, in un processo di legittima ed insindacabile scelta, affidarlo purtroppo a imprese non territoriali. A quelle che oggi premono per riniziare i lavori a spron battuto e criticano la mia prudenza.
Noi da domani sottoporremo preventivamente le nostre maestranze a tampone ed esame seriologico, oltre a impegnarci a seguire quotidianamente protocolli rigidi e severi condivisi con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, non al bar o su facebook. Detto questo, risultano inaccettabili e anche un po’ superficiali, determinazioni e ragionamenti per i quali i cantieri siano e saranno fonte di contagio in misura maggiore rispetto ad altri settori che una volta allentato il lockdown, interagiranno con la nostra comunità.
Quante persone quotidianamente vengono a L’Aquila da fuori città per lavorare in altri settori? Negli uffici pubblici, in quel che resta del polo industriale e farmaceutico, nel sistema bancario, nelle caserme ecc. Senza considerare, prima o poi , la ripartenza dell’università. E quanti sono gli aquilani che lavorano quotidianamente fuori città e regione e poi tornano a casa? Sottoporremo a tampone preventivo e quotidiano tutti quanti?
Domani in città i cantieri non ripartiranno, a differenza che in ogni parte d’Italia. E non ripartiranno decine e decine di famiglie che vivono, che mangiano, che comprano l’album delle figurine ai figli, che pagano il corso di danza e calcio con il lavoro nei cantieri. Famiglie che tra un po’ non avranno più garanzie e ammortizzatori sociali. Qualcuno se lo è chiesto questo? Nelle esibizioni di talento e capacità di analisi si è messo in conto questo?
La verità vera è che in questa situazione non c’è possibilità di non ripartire, nel nostro e in tutti gli altri settori, seguire rigidamente i protocolli di sicurezza e pregare Dio. Altre soluzioni, con tutta la buona volontà, non le vedo. L’unica verità, al netto di tante dozzinali analisi, è che si dovrà cercare di trovare un equilibrio, il famoso break even point di universitaria memoria, tra tutela della salute (innanzitutto) e produzione di reddito e di stipendi. E sarebbe giusto che chi non vive quotidianamente in mezzo a questo terribile asse cartesiano facesse una parola di meno e pensasse a chi è meno “fortunato” di lui.