di Enrica Centi – Fino agli anni ‘90 l’Italia è stata tra i maggiori produttori mondiali di amianto. Dal dopoguerra sono state prodotte circa 3.800.000 tonnellate e importate circa 1.900.000 tonnellate di amianto grezzo. Un aspetto fondamentale della lotta all’amianto riguarda il momento in cui i rifiuti che contengono la pericolosa fibra killer sono avviati allo smaltimento in discarica sul territorio nazionale. Una fase cruciale per i riflessi che ha sulla salute e la sicurezza dei lavoratori e della popolazione, considerando che l’amianto è riconosciuto come causa del 50% dei casi di tumori di natura occupazionale.
Nel libro aggiornato al 30 giugno 2013 “Mappatura delle discariche che accettano in Italia i Rifiuti Contenenti Amianto e loro capacità di smaltimento passate, presenti e future” i ricercatori del Gruppo amianto ed aree ex-estrattive minerarie del Dipia affrontano i temi e le problematiche legati alla fase di fine ciclo vita di questi materiali: il numero di discariche chiuse, in esercizio, sospese e in attesa di autorizzazione che accettano Rca (acronimo, per l’appunto, di “rifiuti contenente amianto”).
Per via dell’elevata cangerogenicità, (l’amianto è infatti riconosciuto come causa del 50% dei casi di tumori di natura occupazionale), l’Italia nel 1992 è stata tra le prime nazioni a bandire tale sostanza a scala internazionale, stabilendo con Legge n. 257 del 27/3/1992 il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione, produzione di amianto, di prodotti di amianto, di prodotti contenenti amianto. Tale legge non impone però l’obbligo di dismissione di tale sostanza o dei materiali che la contengono, pertanto ancor oggi risultano numerosi i siti contaminati da bonificare e rilevanti sono i quantitativi dei Rifiuti Contenenti Amianto (Rca) da smaltire.
Già nel 2012, nel corso della II Conferenza Governativa sull’Amianto, l’Inail Dipia aveva presentato le risultanze della prima mappatura italiana degli impianti di smaltimento che accettano Rifiuti Contenenti Amianto, da cui è emerso che a fronte degli elevati quantitativi di RCA ancora da smaltire, sul territorio nazionale, vi è una insufficienza di discariche per tale tipologia di rifiuti. Tale carenza è stata altresì confermata nel Piano Nazionale Amianto e da una seconda mappatura dell’Inail Dipia aggiornata a giugno 2013. Rispetto al 2012 il numero di discariche operanti è diminuito di tre unità, da 22 a 19, e attualmente sono otto le regioni che non sono dotate di una discarica propria (né è previsto alcun progetto suppletivo); inoltre le volumetrie residue, cioè la capacità dei singoli impianti di accogliere rifiuti contenenti amianto, vanno sempre più affievolendosi.
A ciò va ad aggiungersi che a livello nazionale si è rilevata una significativa carenza di impianti di discarica per rifiuti pericolosi in grado di accettare RCA friabili che comporterà un sempre crescente numero di trasporti transfrontalieri spesso complessi e pericolosi. Nei dati non sono comunque riportati gli abbandoni impropri che costituiscono un serio pericolo per la salute pubblica.
Lo Stato italiano ha già previsto indennizzi per i lavoratori ammalati o deceduti a causa di questa sostanza cancerogena e secondo gli ultimi dati Inail sono state presentate circa 440.000 richieste d’indennizzo e circa 170.000 sono state già corrisposte.
L’Abruzzo, in cui è presente una discarica in esercizio per rifiuti non pericolosi monodedicata all’amianto, rispecchia solo in parte la situazione nazionale, attestandosi insieme a Lombardia e Toscana tra le regioni in cui si smaltisce il maggior quantitativo di Rca. Attenendosi al C.e.r. (Catalogo europeo dei rifiuti) ad essere trattati in Abruzzo sono esclusivamente i rifiuti con codice 17.06.05 “Materiali da costruzione contenenti amianto; Materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi”, pertanto materiali in matrice compatta e non friabile.
Dai dati rilevati nel 2012 emerge come la volumetria accettata dall’impianto abruzzese nel 2011 fosse di 30.000 mc (metri cubi) di Rca, con una volumetria residua di 200.000 mc.
Sempre l’esame dei dati in tabella rileva che a livello nazionale nel 2011 erano stati smaltiti in discariche autorizzate circa 205.000 mc di Rca di cui circa 76.000 mc certamente riferibili al codice 17.06.05 in quanto nove delle ventidue discariche risultavano monodedicate a tale codice.
Sensibilmente variata è invece la situazione rilevata nel 2013 e relativa all’anno 2012.
In Abruzzo le volumetrie accettate di Rca sono aumentate, 35.114 mc nel 2012 a fronte dei 30.000 mc del 2011, mentre la volumetria residua è diminuita, 155.000 mc del 2012 a fronte dei 200.000 mc del 2011.
L’analisi dei dati a livello nazionale permette di evidenziare come le regioni Abruzzo, Liguria, Lombardia, Piemonte e Toscana abbiano incrementato i quantitativi di RCA smaltiti, nonostante nelle altre Regioni si sia registrato un decremento, ma considerando, invece, la variazione percentuale delle volumetrie accettate si osserva un incremento significativo per le Regioni Toscana e Lombardia ed un decremento per le restanti Regioni.
Dai dati riportati si evince che i rifiuti smaltiti con il codice 17.06.05 -“Materiali da costruzione contenenti amianto” rappresentano circa il 91% dei RCA smaltiti nel 2012, con una volumetria di 242.000 mc su quella totale di 265.000 mc.
Da questi 242.000 mc si evince altresì che il quantitativo di Rca accettato nel 2012 dalla discarica nella Regione Lombardia è di gran lunga superiore a quella degli altri impianti, con una volumetria accettata di 52.400 mc. A questa seguono rispettivamente, le discariche delle regioni Toscana, Abruzzo e Piemonte con valori medi che si attestano intorno ai 35.000 mc.