Altro che Referendum! E’ un rebus ‘senza via d’uscita’
di Ghino di Tacco, Brigante italiano
di Redazione | 31 Agosto 2020 @ 06:15 | GHINO DI TACCOL’AQUILA – Tra pochi giorni si andrà alle urne per il Referendum confermativo della legge 51/2019 che stabilisce la riduzione dei Parlamentari da 945 a 600.
Il fatto in sé non sorprenderebbe più di tanto se non fosse accompagnato da un dibattito politico che, nel tempo, ha visto cambi di posizione e divisioni anche all’interno degli stessi partiti. Il fatto rende la situazione fluida e trasversale e i SI’ e i NO si intrecciano in una sorta di variabili che sarebbero compatibili con “il voto di scambio”, reato inventato quando si doveva distruggere la prima Repubblica e, quindi, applicabile oggi per mandare tutti a casa. Ma così non sarà. Il coacervo di interessi che si intrecciano sulla questione supera di gran lunga le capacità interpretative da parte degli elettori che si ritroveranno di nuovo dinnanzi ad un pastrocchio nato all’interno del Parlamento e a dirimere l’eterna questione shakespeariana dell’’essere o non essere’. Certo si è che se la legge di riduzione dei parlamentari fosse stata, da subito, corredata da una legge elettorale i contenuti dei requisiti referendari sarebbero stati più comprensibili. A dire il vero, tempo fa, Calderoli ci aveva provato ipotizzando un correttivo del -36,5 % sui collegi esistenti, che avrebbe automaticamente redistribuito i collegi sul territorio nazionale.
Il Referendum lascia oggi libero sfogo agli elettori che potranno divertirsi a rendere ancor più ridicola una classe politica che non merita sconti. Se dovesse prevalere il NO e si dovesse andare a nuove votazioni, il sistema sarà il Rosatellum, che però, dati i sondaggi, favorirebbe il centrodestra con il naufragio del disegno anti-salviniano. Tale obiettivo rimane, per alcune forze politiche, un obiettivo irrinunciabile ed ecco che nel Parlamento c’è un gran da fare per portare in aula una legge, Germanicum o Brescellum, a sfondo proporzionale con soglia di sbarramento al 5% ma con diritto di tribuna per quei partiti che otterranno, in almeno tre collegi e in due regioni, il 5%. Sul punto si cerca una mediazione che comporterebbe l’abbassamento della soglia di sbarramento al 4%. Il fatto saliente è che questo Governo vuole arrivare fino al termine della legislatura e coronare il sogno di un’alleanza di tutti contro Salvini, e vincere le elezioni politiche, cosa che oggi appare impossibile anche guardando gli ultimi sondaggi. Intanto tornano finalmente di moda i latinismi a scapito degli anglicismi per far contento l’esimio prof. della Crusca, Francesco Sabatini. Ma ciò riguarda solo i nomi dati alle leggi elettorali, in ricordo che questo Paese è stato, la culla del diritto. Purtroppo, al di là dell’esigenza di nuove elezioni, tanto agognate per capire chi gli Italiani vogliono al Governo, gli esercizi delle Caste si dilettano a creare sempre maggiore confusione. Come in un Risiko, sono troppo forti e importanti gli interessi dei centri di potere da salvaguardare, oltre alle miopi preoccupazioni di quei parlamentari dell’ultima ora che rischiano di perdere la sedia, a seconda della legge che verrà sfornata.
Se vince il NO le prossime elezioni riproporranno una fotocopia della situazione attuale, senza riduzione del numero dei parlamentari; identica situazione anche in caso di vittoria dei SI ma senza che il Parlamento arrivi a liquidare una nuova legge elettorale con il ridisegno dei collegi sul territorio nazionale. Ergo… ci siamo esercitati a perdere tempo e fare ammuina per lasciare le cose come stanno, in barba ai reali problemi del Paese Italia. Immaginate ora la situazione paradossale in cui ci troviamo: siamo alle prese con un referendum ‘senza via d’uscita’ mentre si sta discutendo su come utilizzare i fondi Europei ridistribuiti per la ripartenza dopo il Covid con dei piani precisi di destinazione e riforme strutturali.
In definitiva, questo appello referendario è un falso problema che assume una connotazione mediatica che lascia spazio ad ogni tipo di considerazione. Alla costante ricerca di una democrazia veramente rappresentativa e non fittizia, troppe sono le incognite e i rischi di perdere ancora rappresentanza da parte dei cittadini e dei territori minori come il nostro Abruzzo.