Coronavirus: alle Micarelli la lezione è su WhatsApp, “L’appello al mattino si fa in chat”

Parte sperimentazione su cellulare

di Mariangela Speranza | 17 Marzo 2020 @ 07:03 | ATTUALITA'
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L’AQUILA – Didattica a distanza. Quante volte avete sentito parlarne negli ultimi giorni? A causa dell’emergenza sanitaria in corso, anche il mondo della scuola sta affrontando momenti difficili. Una vera e propria rivoluzione tecnologica in atto, con la necessità di adattarsi velocemente ai tempi che corrono, anche attraverso l’utilizzo dei metodi di insegnamento più innovativi e a cui agli stessi insegnanti approcciano spesso per la prima volta.

Lo stesso vale gli alunni della classe V della scuola “Barbara Micarelli” dell’Aquila che, grazie ad un’idea della maestra Isabella Pasqua, a partire da ieri hanno iniziato a seguire le lezioni direttamente via WhatsApp.

Niente più sveglia la mattina alle 7 quindi e niente campanella di ingresso alle 8,30. Si inizia con calma alle 10 e anche il chiasso è diverso, visto che al posto degli schiamazzi e dei chiacchiericci tipici dei bambini di quinta elementare, si sentono solo tanti bip: quelli dei messaggini inviati per confermare la presenza all’appello della mattina.

Un metodo diverso quello che la maestra Isabella ha deciso di usare con i suoi alunni, sia rispetto ai tanti ragazzi italiani che continuano a studiare tramite lezioni in streaming, sia rispetto ai bambini delle altre classi dell’istituto scolastico che, essendo più piccoli, continueranno ad usufruire la piattaforma online con il supporto dei genitori.

La prima lezione? Una comprensione del testo, esattamente come sarebbe avvenuto in classe il lunedì mattina. Come tiene infatti a precisare la stessa insegnante, “seppur a distanza, si cercherà per quanto possibile di attenersi all’orario settimanale in corso già prima della chiusura delle scuole”.

“Ho scelto di procedere in questo modo, così da non traumatizzare ulteriormente i bambini – spiega a L’AquilaBlog -. Per italiano, per esempio, ho inviato un racconto sulla chat e ho dato loro due ore di tempo per leggere, rispondere alle domande e fare un disegno. Ognuno poi ha spedito la foto dei compiti fatti al mio numero privato. Adesso correggerò tutto e rinvierò loro un feedback, esattamente come avverrebbe a scuola”.

E proprio come a scuola, la maestra Isabella ha voluto anche stabilire, tramite videomessaggio, tutte le regole per evitare il caos. Tra queste, per esempio, il divieto di usare il gruppo per scopi privati o al termine delle lezioni scolastiche. Ma non solo. Come lei stessa precisa, “un metodo identico verrà utilizzato anche per altre materie come la matematica, mentre per quelle orali, gli alunni saranno interrogati direttamente tramite messaggio vocale”.

E loro? Gli alunni virtuali? Per il momento sembrano entusiasti: si svegliano puntuali e pare facciano anche meno storie per “andare a scuola”. Forse è l’effetto della novità o dell’emozione di avere tra le mani a dieci anni un cellulare tutto per loro. E poi a loro basta davvero poco per prenderci confidenza.


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