Alla 75ª Assemblea generale straordinaria della CEI, le beatitudini del vescovo
di don Daniele Pinton | 23 Novembre 2021 @ 06:00 | ATTUALITA'
Roma. ‘Le beatitudini del vescovo’ e la sinodalità, tra i temi trattati da papa Francesco ad apertura della 75ª Assemblea generale straordinaria della CEI iniziata ieri pomeriggio all’Hotel Ergife di Roma e che si concluderà giovedì 25 novembre, dove era presente anche il Cardinale Arcivescovo Giuseppe Petrocchi, non solo come Arcivescovo Metropolita di L’Aquila, ma anche come Presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana, e tra i nuovi vescovi, presente per la prima volta a questo momento, anche mons. Antonio D’Angelo, Vescovo ausiliare di L’Aquila.
E mentre i ‘grandi strateghi dell’informazione’ riportavano nei loro giornali il ‘toto Presidente della CEI’, che dovrà essere eletto nel mese di maggio del 2022, per gli ormai raggiunti limiti d’età del Card. Gualtiero Bassetti, con pronostici di successione in tre figure di spicco come quelle di mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena, del card. Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena e del card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, molto legato al territorio della Chiesa aquilana per lo zio materno, il Card. Carlo Confalonieri, ancora una volta, aprendo l’Assemblea straordinaria della CEI, con il suo stile diretto, Papa Francesco si è messo in dialogo e in ascolto dei vescovi, non solo parlando del cammino sinodale delle Chiese in Italia, come era previsto nei temi da trattare, ma aprendo la sua riflessione in forma privata, con un dono significativo ed efficace, per far comprendere la meta del cammino da compiere, che parte dall’interno: un cartoncino raffigurante il Buon Pastore e il testo delle ‘Beatitudini del vescovo’, tratto da una recente omelia dell’Arcivescovo di Napoli, Mons. Domenico Battaglia, tenuta durante l’ordinazione episcopale di tre nuovi ausiliari della sua chiesa particolare, il 31 ottobre 2021.
Un vero e proprio ‘discorso della montagna’, che Papa Francesco ha rivolto ai vescovi italiani, per rimettere al centro della Chiesa il significato vero dell’essere vescovo, cioè quello del pastore povero e misericordioso.
Mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI, commentando in una in una intervista a TV2000, l’incontro con Papa Francesco, ha affermato che
È stato un incontro molto bello e di famiglia … Il biglietto che ci ha consegnato oggi il Papa è un’esortazione affinché il vescovo sia sempre testimone della misericordia. Il tema principale di questa Assemblea è il cammino sinodale delle chiese italiane. Viviamo il tempo dell’ascolto e come sempre il Papa, prima di tutti, ce lo testimonia. Oggi è venuto tra noi vescovi e si è messo in ascolto. Ha ascoltato i vescovi che ponevano delle domande e si è soffermato a lungo nelle risposte. Il Papa è veramente attentissimo alle nostre realtà. In ogni risposta a ciascun vescovo ha citato spesso qualcosa legata alle diocesi. È stato veramente un incontro di famiglia.
Attraverso il cartoncino consegnato ai Vescovi italiani, il Papa ha ricordato che per un vescovo, la beatitudine passa dalla povertà, come testimonianza del Regno di Dio, dal condividere i dolori della gente, trovando nell’abbraccio con chi soffre la consolazione di Dio, dal considerare il ministero episcopale come un servizio e non un potere, facendo della mitezza la sua forza, dal non chiudersi nei palazzi del governo, cercando di lottare a fianco dell’uomo per il sogno di giustizia di Dio, dall’avere a cuore la miseria del mondo, non temendo di sporcarsi le mani con il fango dell’animo umano per trovarvi l’oro di Dio, non scandalizzandosi del peccato e della fragilità altrui perché consapevole della propria miseria, allontanando la doppiezza del cuore, sognando il bene anche in mezzo al male, operando la pace, che accompagna i cammini di riconciliazione, che semina nel cuore del presbiterio il germe della comunione, che accompagna una società divisa sul sentiero della riconciliazione, che prende per mano ogni uomo e ogni donna di buona volontà per costruire fraternità e che per il Vangelo non teme di andare controcorrente.
Ecco il testo nelle otto beatitudini del vescovo:
Beato il Vescovo che fa della povertà e della condivisione il suo stile di vita, perché con la sua testimonianza sta costruendo il regno dei cieli.
Beato il Vescovo che non teme di rigare il suo volto con le lacrime, affinché in esse possano specchiarsi i dolori della gente, le fatiche dei presbiteri, trovando nell’abbraccio con chi soffre la consolazione di Dio.
Beato il Vescovo che considera il suo ministero un servizio e non un potere, facendo della mitezza la sua forza, dando a tutti diritto di cittadinanza nel proprio cuore, per abitare la terra promessa ai miti.
Beato il Vescovo che non si chiude nei palazzi del governo, che non diventa un burocrate attento più alle statistiche che ai volti, alle procedure che alle storie, cercando di lottare a fianco dell’uomo per il sogno di giustizia di Dio perché il Signore, incontrato nel silenzio della preghiera quotidiana, sarà il suo nutrimento.
Beato il Vescovo che ha cuore per la miseria del mondo, che non teme di sporcarsi le mani con il fango dell’animo umano per trovarvi l’oro di Dio, che non si scandalizza del peccato e della fragilità altrui perché consapevole della propria miseria, perché lo sguardo del Crocifisso Risorto sarà per lui sigillo di infinito perdono.
Beato il Vescovo che allontana la doppiezza del cuore, che evita ogni dinamica ambigua, che sogna il bene anche in mezzo al male, perché sarà capace di gioire del volto di Dio, scovandone il riflesso in ogni pozzanghera della città degli uomini.
Beato il Vescovo che opera la pace, che accompagna i cammini di riconciliazione, che semina nel cuore del presbiterio il germe della comunione, che accompagna una società divisa sul sentiero della riconciliazione, che prende per mano ogni uomo e ogni donna di buona volontà per costruire fraternità: Dio lo riconoscerà come suo figlio.
Beato il Vescovo che per il Vangelo non teme di andare controcorrente, rendendo la sua faccia “dura” come quella del Cristo diretto a Gerusalemme, senza lasciarsi frenare dalle incomprensioni e dagli ostacoli perché sa che il Regno di Dio avanza nella contraddizione del mondo.