
Non siamo davanti a contestazioni per rimborsi di pranzi di matrimonio, macchine o mutande. Il caso che ha coinvolto i Consiglieri abruzzesi emerge dopo un’indagine durata più di un anno, durante il quale i magistrati di Pescara hanno passato al setaccio- sono ancora in corso i controlli sui conti del 2013- tutte le ricevute e le fatture presentate nel corso di cinque anni di legislatura.
Ipotesi di reato di truffa aggravata, falso e peculato. Avvisi di garanzia notificati in alcuni casi anche per somme oggettivamente esigue. Ma si tratta pur sempre di denaro pubblico. Le indagini dimostreranno ora se si tratta veramente di “raggiri”, piani criminosi o, più semplicemente, di errori materiali o veniali nei quali potrebbe incorrere chiunque. Intanto, questa mattina, lo sconcerto era visibile nei volti dei consiglieri che si sono visti pubblicare il proprio nome sui giornali. Tutti coinvolti in una presunta “Sprecopoli abruzzese”, con l’infamante accusa di aver sperperato il denaro pubblico in viaggi-vacanza e hotel di lusso.
“Mi contestano una ricevuta di 11 euro e 67 centesimi in cinque anni”, assicura un consigliere che, anche per la sua storia politica, tutto vuol fare tranne che mettersi in polemica con i magistrati e per questo preferisce l’anonimato. Altri, visibilmente increduli, hanno mostrato l’avviso di garanzia ricevuto per sospetti di un rimborso di: “35 euro per aver messo la macchina in un garage durante una missione autorizzata a Roma”.
“A me 86 euro”, risponde un collega. “E ci faccio pure la figura del politico avido che avrebbe lucrato denaro pubblico andando a mangiare in Autogrill”.
“Ci hanno sputtanato a quattro mesi dalle elezioni, recuperare la credibilità davanti ai cittadini, sarà impossibile”, dice sconsolato un altro.
Proprio per recuperare immagine e onore, molti consiglieri, in queste ore, hanno voluto affidare la loro difesa ai Social Network.
Carlo Masci, assessore regionale al Bilancio (Rialzati Abruzzo), scrive su FaceBook: «Oggi ricevo dopo 19 anni di attività politica il mio primo avviso di garanzia. Mi vengono contestate 9 ricevute di ristoranti di Roma per importi che variano da 49 a 73 euro per consumazioni effettuate in occasione delle mie 80 visite istituzionali nella capitale per conto della Regione dal gennaio 2009 al dicembre 2011, per un totale di circa 500 euro. Sostengono i pm che le 9 ricevute non sarebbero per un pasto cadauna, così come in esse indicato, bensì per due. L’altra contestazione riguarda il fatto che nei moduli delle missioni (quasi tutte a Roma alla Conferenza delle Regioni, su delega del Presidente), predisposti come da prassi dagli uffici regionali, vi e’ soltanto la frase generica “missione istituzionale” e non la motivazione della stessa. Questa genericità, derivante da una prassi degli uffici regionali risalente nel tempo, costituirebbe, a detta dei pm, un reato. Ringrazio i tanti che mi hanno espresso solidarietà senza neanche conoscere gli addebiti contestatimi. Leggendo queste poche righe sono certo si tranquillizzeranno, così come sono tranquillo io».
Sempre sui social network, il commento del vice presidente della Regione, Alfredo Castiglione: «grazie a tutti per le telefonate di solidarietà, sono sereno come tutti i colleghi, ognuno continuerà a fare il suo lavoro serenamente e dimostreremo tutta la nostra onestà, correttezza, attenzione e sensibilità. Nel frattempo completeremo la nostra profonda azione riformatrice, senza indugi, senza spaventarci o lasciarci intimidire o intimorire. buona notte a tutti».
Lorenzo Sospiri ha pubblicato il suo avviso di garanzia su FaceBook: “2010, 3 giorni al vinitaly stand regione Abruzzo totale spesa 652: benzina pescara Verona circa 200, autostrada circa 80, mangiare circa 80, dormire 110 euro circa, indennità circa 100, totale 572 euro autorizzati, differenza 82 euro, per non aver specificato che c’erano i collaboratori autorizzati, per 82 euro, mandi un avviso di garanzia?”
Gianni Chiodi, solitamente molto attivo sui social network, questa volta ha preferito dettare una dichiarazione alle agenzie di stampa.
«Io non compilo rimborsi sulle visite istituzionali», spiega, «credo che si possa spiegare tutto. Prima o poi in Abruzzo doveva arrivare, è un trend nazionale», facendo riferimento alle inchieste in altre regioni sulle ‘spese pazze’ che hanno portato anche ad arresti. «Ricordo comunque che sono stato colui che ha ridotto del 75% le spese di rappresentanza rispetto alla precedente Giunta», conclude. «Sono sereno e tranquillo nonché fiducioso nell’operato della magistratura. Chiarirò ogni addebito».
Anche il Presidente del Consiglio Pagano, ha affidato la sua difesa ad un comunicato letto nel corso di una conferenza stampa tenuta questa mattina a Pescara:
“Nessuno scandalo,- assicura Pagano- ne’ uso distorto del denaro pubblico, bensi’ incongruenze nella compilazione dei modelli di rimborso. Gli addebiti riguardano strutture (sia in Italia, che all’estero) convenzionate, che sono state individuate dagli organizzatori degli eventi, ai quali abbiamo partecipato, o dai nostri funzionari e, quindi, non certamente imputabili a scelte individuali.”
Non accetteremo di essere definiti una Regione che sperpera il denaro pubblico – ha quindi sottolineato il presidente del Consiglio – quando nel corso di questa legislatura siamo riusciti a ridurre del 40% i costi di funzionamento degli organi politici, nonche’ – nel mio caso – a tagliare del 70% le spese di rappresentanza, rispetto al precedente ufficio di presidenza.”
“E, poi, va detto che l’inchiesta riguarda il periodo compreso tra il 2009 e il 2012. Manca, dunque – come confermato dalla stessa magistratura – l’anno 2013. E’ evidente che le indagini non sono ancora concluse. Quindi, il dubbio e’ legittimo: perche’ proprio ora, a ridosso dell’appuntamento elettorale, e con queste modalita’? E’ chiaro che piu’ di qualche perplessita’ e’ legittima e noi faremo le nostre valutazioni nelle sedi e con i tempi opportuni, a partire dall’enigmatica competenza della Procura di Pescara”