di Antonio Porto – Per un cittadino italiano è difficile accettare di vivere in un paese nel quale la commedia che le istituzioni ed i partiti recitano ogni giorno, cambia di ora in ora e che vede mettere in discussione concetti che, in una democrazia reale, sono scontati.
Il paradigma della commedia è: tutto è possibile, non c’è regola che non possa essere messa in discussione.
Sì la condanna definitiva è una regola della democrazia, ma il caso Berlusconi impone una deroga.
Quanto tempo è trascorso e quanta mala politica si è sedimentata sulla coscienza degli italiani. I partigiani ci hanno consegnato uno Stato repubblicano e democratico ma, specie nell’ultimo ventennio, i partiti lo hanno ridotto nelle condizioni attuali: uno Stato non stato.
Buccio di Ranallo assistendo alla nascita della città dell’Aquila diceva, che il bene più prezioso per il progresso di una comunità è la coesione dei cives.
Oggi si opera per la disgregazione, per la divisione, per il privilegio, tarli per la democrazia e per il rinnovamento. La salvaguardia del potere e delle immunità sembrano pre requisiti per qualsiasi azione di governo, con la conseguenza che situazioni di gravi squilibri sociali sono accettate come immodificabili, se capitano a gruppi di potere forti (pensionati d’oro, 12 miliardi l’anno, sufficienti per la ricostruzione dell’Aquila), ineluttabili se colpiscono classi deboli (esodati).
Stiamo pagando l’inconsistenza dei partiti, l’esaurimento della loro funzione e degli ideali. Il personalismo è il sintomo più eclatante della loro debolezza, le scarse iscrizioni lo confermano, il legame delle vicende di singoli a quello della collettività la realtà.
Da anni assistiamo a vincite elettorali, che non trovano riscontro nel governo dello Stato e degli Enti locali: i partiti vincono, ma la nazione ed i cittadini perdono sempre.
Ci siamo da tropo tempo abituati a vivere in questo purgatorio che non è più in grado di far scattare al scintilla della reazione, come è avvenuto in Paesi che si ritenevano a democrazia bloccata e che, invece, ci hanno indicato un esempio da seguire.
La stampa, le televisioni ed i giornalisti, con rare eccezioni, pedissequamente riferiscono e dibattono su fatti che non hanno a che fare con la vita ed i problemi reali delle persone e del paese, legittimando situazioni prettamente personali o partitiche, facendoci incartare e dibattere sul nulla e contribuendo a far dimenticare solenni promesse di propaganda elettorale. Dov’è la riforma elettorale, l’abolizione dei privilegi di casta, la riforma del parlamento-del mercato del lavoro-del sistema bancario, la cancellazione del finanziamento pubblico dei partiti,le politiche di uscita dalla recessione, la ricostruzione dell’Aquila?
L’uscita dall’impasse passa poi, sempre, su mezze riforme, quali la cosiddetta abolizione della provincia. Noi qui in Italia operiamo così, si cambia per far rimanere sempre le cose come stanno, mica si può eliminare di colpo un sistema radicato di poteri!
Il decreto del “non fare” approvato dal governo lo testimonia.
Non ci sorprendiamo se l’elezione ultima ha registrato un quasi pareggio, ma anche un crescente e maggioritario partito del non voto. Quante persone sono stanche dello status quo, dei politicanti senza idee ed attributi, del tunnel senza uscita nel quale ci costringono a vivacchiare!
Ci siamo abituati ad accettare: che un partito che ha perso le elezioni si allei con il suo avversario politico (ma due debolezze non fanno una forza), che l’abolizione Imu sia una riforma sociale (mentre è populista, non popolare e socialmente iniqua), che una ripresa dello 0,1% sia spacciata per segnale importante di uscita dalla crisi, che il 10% della popolazione possieda il 50% della ricchezza, che aumenti il debito pubblico aumenti e sia inefficiente la spesa pubblica, che il tasso di disoccupazione cresca, che da venti anni i governi siano incapaci di gestire l’economia.
Ci siamo abituati ad aspettarci qualcosa che sia più perniciosa di ciò che abbiamo già dovuto ingoiare: al peggio non c’è mai fine! Di peggio in peggio il lite motive e la sfiducia aumenta.
Cosa ancora deve ancora accadere per spingerci a dare una spallata a questo sistema incivile ed iniquo?