A Campli una delle 22 Scale Sante presenti nel mondo: saliamo i gradini della Settimana Santa

di Fausto D'Addario | 02 Aprile 2023 @ 05:09 | I LUOGHI DELLO SPIRITO
Campli - Scala Santa
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Nel salire i gradini della Settimana Santa, non possiamo non soffermarci sulla Scala Santa di Campli, in provincia di Teramo, una delle rare – sono 22 – Scale Sante presenti nel mondo. Se la più nota è senz’altro quella di Roma, Vittorio Sgarbi – per chi non lo sapesse, è cittadino onorario di Campli – non ha potuto resistere al fascino di questo monumento della fede camplese, incastonato nello scenario di uno dei borghi più belli d’Italia:

Se io mi sono messo in relazione con la dimensione dello spirito è stato proprio a Campli, dove c’è l’unica Scala Santa che ho salito in ginocchio, tra le pareti affrescate che raccontano la passione di Cristo, per tentare di essere più vicino a Dio”. 

Ma da dove viene questa devozione, così magnetica da far cadere in ginocchio persino lo stesso Sgarbi?

La leggenda vuole che Elena, la madre di Costantino, nel suo pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca dei luoghi santi, avrebbe ritrovato la scala originale del Palazzo del Pretorio, che Gesù dovette salire per presentarsi al famoso giudizio di Pilato. La scala era fatta di 28 gradini. Come madre dell’uomo più potente del mondo, ebbe gioco facile nel far smontare il monumento e farlo rimontare a Roma nel 326, nel Patriarchio, in quella che fu la residenza dei Papi al Laterano. La storia prosegue: Papa Sisto V incaricò l’architetto Domenico Fontana del trasporto dei santi gradini nella cappella privata dei Papi, il Sancta Sanctorum. In una sola notte nel 1589, al lume delle torce e tra preghiere e salmi, il trasloco fu compiuto. La pia tradizione ebbe molta fortuna e da quel momento si diffuse tra i pellegrini il rito penitenziale, che si vede compiere ancora oggi: la salita in ginocchio e in preghiera da parte dei fedeli, confessati e comunicati, per ottenere l’indulgenza.

Roma era meta di pellegrinaggi, ma anche fonte di ispirazione e imitazione, perciò altri vollero la propria Scala Santa e ben presto ne sorsero in tutta Italia, come riproduzione di quella romana. Delle 22 Scale Sante nel mondo, 18 si trovano significativamente proprio in Italia e una è proprio quella abruzzese di Campli. La cittadina teramana poté ospitare la propria Scala Santa grazie al breve pontificio di Papa Clemente XIV del 21 gennaio 1772, in modo che i fedeli potessero ottenere l’indulgenza plenaria delle proprie colpe, proprio come se fossero a Roma. Indulgenza, poi, riconfermata ed estesa da Giovanni Paolo II.

La scala camplese è costituita da due rampe: la prima, fatta di 28 gradini in legno, viene salita rigorosamente in ginocchio; la seconda, di 19 gradini, è da discendere in piedi. La salita si svolge tra i sei dipinti raffiguranti le scene della Passione di Cristo, quel Cristo con cui il penitente è invitato a identificarsi, prendendo parte alla sua sofferenza. Le tele sono opera di Vincenzo Baldati, pittore di origini teramane, che completò il ciclo nel 1781: l’agonia nell’Orto del Getsemani, l’Arresto, la Flagellazione in pubblico, l’Ecce Homo, l’Incontro tra Gesù e la Madre sul Calvario e la Crocifissione. Per qualsiasi dubbio, il libretto Come salire e scendere dalla Scala Santa risponderà a ogni domanda.

Chi vi scrive ha percorso la scala e, nonostante i gradini siano in legno e non in marmo, dopo i primi, il dolore e la fatica cominciano a farsi sentire. L’ultimo gradino conduce alla scena drammatica della Deposizione e all’altare del Sancta Sanctorum, contenente preziose reliquie, tra cui – secondo la tradizione – anche frammenti della vera croce. Il credente, in un momento di sollievo e contemplazione, è solo a solo col il Salvatore, che appare piagato di quelle ferite che hanno guarito il mondo. Poi l’omaggio ai due grandi protagonisti, Papa Clemente XIV e Sant’Elena, grandi sia per il ruolo avuto nella storia della Scala, sia perché sono rappresentati in vividi colori a grandezza naturale. E infine c’è la discesa: l’uomo nuovo, il credente purificato dal peso dei peccati, può tornare – questa volta in piedi – alla luce, a combattere la sua battaglia nel mondo. Il colore giallo intenso delle pareti, gli ovali con le scene della resurrezione, i festoni e gli angioletti, è tutto un tripudio, che manifesta simbolicamente la luce gioiosa che accompagna verso la leggerezza della luce del giorno.

Non una devozione con quel che di stantio: il rito della Scala Santa è invece di grande suggestione, soprattutto se condiviso. Quella di Campli è una delle Scale meglio conservate tra quelle esistenti in Italia anche se, purtroppo, è al contempo anche una delle meno conosciute. Finiamo col raggiungere posti lontani e ci diventa sempre più difficile apprezzare quello che è a portata di mano.

Per chi non potesse recarsi a Campli in questi giorni, l’indulgenza si può ottenere anche il terzo fine settimana dopo Pasqua, dal sabato pomeriggio al lunedì sera e nel fine settimana della Pentecoste (cinquanta giorni dopo Pasqua), dai Vespri del sabato fino al martedì sera.

 

 


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