5 febbraio, Sant’Agata in Abruzzo: le acque, il latte e le donne
Il 5 febbraio si festeggia Sant’Agata a Castelvecchio Subequo, in provincia de L’Aquila
di Padre Gregorio (Fausto D’Addario) | 05 Febbraio 2023 @ 05:20 | I LUOGHI DELLO SPIRITO
Il 5 febbraio si festeggia Sant’Agata, devozione particolarmente sentita a Castelvecchio Subequo, in provincia de L’Aquila. La giovane vergine di Catania fu martirizzata nella persecuzione di Decio del 251 e la tradizione vuole che avesse subito il taglio delle mammelle. Agata divenne pertanto la protettrice delle puerpere, per un’abbondante lattazione e invocata contro le malattie del seno. Per questo nell’iconografia è solitamente rappresentata con un piatto con le mammelle recise.
Come scriveva San Metodio: “Agata [buona in greco] a noi data in dono dalla stessa sorgente della bontà, Dio”. Questi rivoli di bontà, che sgorgano dalla stessa fonte del bene che è Dio, fluiscono grazie all’intercessione della vergine catanese.
È proprio una fonte, le cui acque sono ritenute avere degli effetti prodigiosi, è al cuore del culto di Sant’Agata a Castelvecchio Subequo Sant’Agata. La devozione femminile associa la santa catanese, insieme a Sant’Eufemia e Santa Scolastica, ad acque sacrali, presso le quali si compivano e, in qualche modo, ancora oggi, si compiono pratiche propiziatorie.
Sfidando il freddo, qui si recavano sia da Castelvecchio, sia dalle località vicine tante donne, che avevano difficoltà nell’allattamento, o malattie del seno, per un trattamento idroterapico: come raccontava Antonio de Nino nel 1879, le donne si scoprivano il petto e compivano il lavacro rituale. Oggi l’acqua viene raccolta con delle bottigliette e portata nelle case per un uso lontano da occhi indiscreti.
Ma il culto collettivo delle acque benedette di Sant’Agata continua ad essere praticato, sebbene in maniera diversa: il pomeriggio del 4 febbraio le donne e i bambini usano bagnare nelle acque dei pani a forma di mammelle, le pagnotte di Sant’Agata – distribuite durante la processione con la statua della Santa – per consumarle con devozione. Un tempo i pani erano molto semplici, mentre oggi sono arricchiti di più ingredienti, come anice e uova.
L’aspetto ludico ha forse preso la meglio su quello mistico, ma continua ad essere una celebrazione tutta al femminile, dove gli uomini partecipano sommessamente, da silenziosi e rispettosi accompagnatori.
La chiesa dedicata a Sant’Agata sorge su un precedente tempio pagano dedicato a Ercole Vincitore, con annessa una fonte con funzioni cultuali o un complesso termale per trattamenti con acqua fredda. La costruzione dell’edificio sacro è dovuta all’opera dei monaci benedettini, che nel 1114 probabilmente intesero dare un significato cristiano alla pratica arcaica delle abluzioni che qui trovarono, risalente almeno alla civitas romana di Superaequum. All’interno della chiesa si segnala un affresco della santa, che tiene con la mano destra una palma, segno del suo martirio e con la destra regge un vaso con i le mammelle recise.
Sant’Agata viene festeggiata anche in provincia di Chieti, nel piccolo borgo arroccato di Civitaluparella con una solenne processione e la sfilata delle conocchie, ceste colme di cibi portate da donne in costumi tradizionali. Non a caso la devozione per la martire siciliana ha guadagnato al paese il gemellaggio con la città di Catania.
Chiudiamo con i versi riportati da Antonio de Nino su questi giorni di febbraio:
Agli due è cannelora
Agli tre sante Biascione
Agli quattro n’ è chibelle
Agli cinque sant’Agata bella.
Il due di febbraio è la Candelora, il tre è San Biagio, il quattro non è niente (chibelle, covelle= niente), il cinque la bella Sant’Agata.