25 aprile: l’altra faccia della Resistenza, la guerra non uccide l’amore

di Mario Setta

di Redazione | 24 Aprile 2020 @ 10:24 | RACCONTANDO
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Nell’immediato dopoguerra, si ebbero numerosi matrimoni tra italiane ed ex-prigionieri anglo-americani, aiutati dalle famiglie abruzzesi. Ne riportiamo un caso. Famiglia Salutari, Forca Caruso – Castelvecchio Subequo. Elisabetta Salutari nata il 21.12.1933, racconta: «Nel mese di settembre 1943, mio fratello Giovanni, che era pastore e si trovava a pascolare le pecore, incontra sul monte Ventrino un prigioniero inglese che girovagava da quelle parti. L’inglese gli rivolge la parola e gli fa capire con i gesti che ha fame e vorrebbe un po’ di pane. Mio fratello non aveva niente con sé ma gli dice di venire da noi, suoi parenti, che stavamo in un campo vicino a seminare. La mia famiglia era composta da mio padre Antonio, mia madre e sei figli: cinque femmine e un maschio. Arriva infatti dove stavamo lavorando e lo accogliamo. Mio padre gli fa capire che può restare da noi. Finito il lavoro andiamo a casa, che era una delle Casette di Forca Caruso, dove allora abitavano circa 70-80 persone. Mia madre aveva cucinato le “taccozze”, una specie di tagliatelle senza uova e ci mettiamo tutti a tavola. Il prigioniero mangia e dopo mio padre lo ospita in casa facendolo dormire nel pagliaio. Si chiamava William Pusey. Lo chiamavamo Guglielmo. Dopo qualche giorno che sta con noi, ci dice che ha un amico rimasto nascosto sul monte Ventrino e chiede se può andare a chiamarlo e far venire anche lui. Esce e dopo un po’ di tempo torna a casa accompagnato da un altro prigioniero. Si chiamava L. Jagger. Rimasero parecchi mesi presso di noi. Sapevamo che era proibito tenere in casa gli inglesi. Era pericoloso. Tanto più che i tedeschi passavano spesso sulla strada che congiunge la Marsica con la Valle Subequana e si fermavano a Forca Caruso. Anche tutta la gente delle Casette sapeva che noi aiutavamo gli inglesi, ma nessuno ci ha fatto la spia, svelando ai tedeschi o ad altri italiani che i prigionieri si nascondevano a casa nostra. Jagger era sposato. Rimase con noi fino al mese di marzo del 1944. Poi attraversò le linee e si ricongiunse con l’esercito anglo-americano. William stava con noi e s’era innamorato di mia sorella Iolanda che aveva 17 anni. Era nata il 24.10.1926. La gente un po’ malignava, ma noi ne eravamo contenti. Finita la guerra in Abruzzo e partiti i tedeschi, nel mese di giugno 1944, William, che aveva imparato a parlare italiano, si mise su un balcone e annunciò alla gente di Castelvecchio che era innamorato di Iolanda e che presto l’avrebbe sposata. Infatti il 25 giugno 1944 fu celebrato il matrimonio in chiesa, avendo anche accettato di convertirsi al Cattolicesimo».

Nella parrocchia dei SS. Battista ed Evangelista di Castelvecchio Subequo, sul Registro dei Matrimoni, è conservato l’Atto di Matrimonio, celebrato dal parroco Sac. Paolo De Crescentiis, che conferma quanto narrato da Elisabetta Salutari e che cioè Guglielmo Giorgio Pusey, nato a Hythe Southampton il 10.3.1912, di professione ufficiale dell’esercito britannico, e Iolanda Salutari, figlia di Antonio e Maria Musti, contrassero il matrimonio secondo le disposizioni della Santa Romana Chiesa il 25 giugno 1944. Le pubblicazioni ecclesiastiche erano state eseguite dal 18 al 24 giugno, mentre per quelle civili era stata applicata la norma dell’art. 13 della Istruzione 78 della Sacra Congregazione dei Sacramenti circa l’esecuzione dell’art. 34 del Concordato stipulato l’11 febbraio 1929 tra la S. Sede e il Regno d’ Italia, relativo alla celebrazione del matrimonio agli effetti civili.

«Purtroppo, dopo qualche giorno – continua Elisabetta Salutari nella sua esposizione – William dovette andare a Napoli con altri soldati inglesi. Mia sorella Iolanda dovette restare a casa. La gente le diceva che l’inglese non sarebbe più tornato, ma mia sorella era sicura del contrario. Infatti, dopo qualche mese William torna a Forca Caruso e riparte portando con sé la moglie in Inghilterra. Si sistemarono a Southampton, dove sono vissuti, dando alla luce tre figlie. William era militare di carriera. Una volta fu ospite della regina Elisabetta II. Mia sorella Iolanda è deceduta in Inghilterra nel 1972, dove si trova la sua tomba. Successivamente anche mio cognato William muore, nel 1983.  Ma prima di morire esprime quali ultime volontà che il suo corpo sarebbe stato cremato e le ceneri divise: una parte deposte accanto alla tomba della moglie Iolanda, in Inghilterra, e l’altra sparsa nei luoghi di Forca Caruso, dove aveva trovato l’Amore e trascorso il più bel periodo della sua vita.» Le figlie, venute in Italia dopo la morte del padre, hanno esaudito le sue volontà.

Cfr. “Terra di Libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale”, a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta, ed. Tracce, Fondazione Pescarabruzzo)


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