Coronavirus, donne meno colpite degli uomini: il medico, “Possibili differenze ormonali e genetiche”
di Mariangela Speranza | 24 Aprile 2020 @ 07:30 | ATTUALITA'
L’AQUILA – Le donne sono soggette in misura minore al contagio da Coronavirus, se si ammalano reagiscono meglio rispetto agli uomini, mentre l’andamento della patologia non rischia di peggiorare nemmeno in gravidanza e ciò potrebbe dipendere soprattutto dalle differenze ormonali e genetiche che intercorrono tra soggetti di sesso opposto.
A nemmeno una settimana dalla Giornata nazionale della salute della donna, giunta alla sua quinta edizione proprio durante l’emergenza sanitaria, la ginecologa aquilana Loredana Cerrone fa il punto della situazione sulle ripercussioni di Covid-19 sulla salute femminile, anche alla luce di quanto affermato dall’Istituto superiore di sanità nella sintesi “Differenze di genere in Covid-19: possibili meccanismi”, pubblicata proprio in queste settimane.
In base a quanto si legge sul tema nel documento, l’infezione da Sars-Cov-2 produrrebbe effetti diversi negli uomini e nelle donne e, per alcuni esperti, la spiegazione potrebbe essere ricercata nel ruolo protettivo degli estrogeni che, in età fertile, attivano l’enzima che protegge i polmoni da infezioni e infiammazioni.
Un dato che emerge sia rispetto alla percentuale dei contagi, sia rispetto al tasso di letalità. In particolare, è stato ipotizzato che nelle donne in età fertile gli estrogeni sarebbero in grado di aumentare la presenza del recettore Ace2, che regola la vasocostrizione delle arterie e si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati da stress e infiammazioni, facendo sì che, anche dopo l’infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione.
Viceversa, sembrerebbe invece che “gli ormoni androgeni svolgano addirittura il ruolo opposto nell’influenzare l’espressione di enzimi cellulari coinvolti nelle fasi che seguono l’attacco del virus al recettore, favorendo così più facilmente le fasi successive dell’infezione delle cellule polmonari”.
Secondo la ginecologa aquilana, quella dell’azione protettiva degli estrogeni sarebbe però ancora una supposizione, visto che comunque “il virus è recente e ancora in fase di studio”.
“È possibile che le differenti modalità di reazione alla malattia dipendano dal ruolo degli estrogeni – spiega a L’Aquila Blog -, ma per avere certezze in merito è necessario attendere tutte le dovute conferme. È chiaro che più si va avanti con l’età, più si è suscettibili alla malattia ma credo che le variabili siano anche altre visto che, al di sopra i 50 anni, sono pur sempre gli uomini a risentire maggiormente del contagio e, a quell’età, gli estrogeni non dovrebbero avere più alcun tipo di effetto, visto che la donna è in genere già in menopausa”.
A conferma di tutto ciò, lo stesso rapporto dell’Iism evidenzia che “sul totale delle vittime di Covid-19 quelle di sesso femminile sono all’incirca il 35 per cento, con una percentuale di 2:1 a vantaggio delle donne e il dato è costante pressoché in tutte le fasce di età”.
Mano solo. Sempre in base a quanto affermato nello studio, “nelle fasce di età 0-9, 10-19, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi di sesso maschile rispetto al numero di casi di sesso femminile”, mentre “nella fascia di età inferiore a 90 anni, il numero di soggetti di sesso femminile è quasi il triplo di quello di soggetti di sesso maschile”, ma questo probabilmente, dipende più dalla struttura demografica della popolazione che da altro.
“Tra le altre cose non si dovrebbe essere maggiormente suscettibili all’infezione nemmeno in gravidanza – precisa il medico aquilano -. Con questo non voglio dire che la donna in dolce attesa sia più protetta, ma alcuni studi hanno edivenziato sia come sia comunque meno soggetta a contrarre il virus, sia anche come, in fase di contagio, l’evoluzione della malattia non sia peggiore rispetto al resto della popolazione. Sembrerebbe inoltre acclarato come il virus non riesca nemmeno a passare la barriera ematoplacentale, quindi il feto è improbabile che si infetti per via connatale ma, per il famoso discorso del dropplet, può più che altro essere contagiato direttamente alla nascita, per via respiratoria”.